Come avevamo ampiamente preannunciato nelle scorse settimane, la riunione del FOMC si è conclusa con l’atteso rialzo dei tassi per 25 punti base: una scelta che il comitato di politica monetaria della Federal Reserve ha votato all’unanimità, e che riflette “la fiducia nel progresso” economico che è stato raggiunto e che viene ora atteso dallo staff. Il comunicato e le proiezioni macroeconomiche segnalano un aumento di fiducia nella forza della ripresa e nel raggiungimento degli obiettivi di piena occupazione e inflazione al 2 per cento. E anche se le modifiche apportate a dicembre sembrano modeste e la numero 1 Yellen ha comunque mantenuto un atteggiamento cauto, il messaggio che è stato filtrato sui mercati finanziari è stato ben più incoraggiante degli auspici, probabilmente in virtù della scelta del FOMC di stimare tre (e non due) rialzi dei tassi per il 2017.
Le novità della riunione
I cambiamenti principali che emergono dalla riunione di dicembre sono fondamentalmente due. Il primo è il fatto che è emersa una valutazione nettamente migliore del mercato del lavoro, che emerge sia dal comunicato sia dalle proiezioni macroeconomiche. Il secondo è che vi è un marginale spostamento verso l’alto della mediana attesa nel 2017 e del tasso di interesse di lungo termine (da 2,9 per cento a 3 per cento), unitamente alla scelta di prevedere tre rialzi nel 2017, anziché due, e mantenere i tre rialzi anche per il 2018 e il 2019.
Si tenga inoltre conto che le modifiche rispetto al quadro tracciato a settembre sono state apportate pur non includendo esplicitamente l’eventuale aumento di stimolo fiscale, per ora ancora troppo incerto nei tempi, nei modi e nella dimensione per poter essere incorporato nello scenario. I rischi sono ancora considerati “circa bilanciati”, ma non vengono citati fattori di rischio verso il basso di origine internazionale.
Le previsioni della Banca centrale
Per tutto il 2016 abbiamo osservato con un pizzico di apprensione l’evoluzione del mercato del lavoro negli Stati Uniti, ben consci che da tale comparto sarebbero arrivate presumibili buone notizie, in grado di rafforzare la decisione della Fed di alzare i tassi. Ebbene, nel suo comunicato il FOMC non ha potuto che registrare i continui rafforzamenti dell’occupazione americana, con una crescita che è stata definita “solida nei mesi recenti” e con un calo del tasso di disoccupazione verso livelli ottimali e fisiologici. Per il tasso di disoccupazione, infatti, la proiezione è ora di 4,7 punti percentuali nel quarto trimestre 2016 (da 4,8 per cento) ma, soprattutto, si prevede stabilizzazione al 4,5 per cento nel prossimo triennio, 3 decimi al di sotto del tasso di equilibrio, stimato sempre al 4,8 per cento.
Per quanto attiene lo sviluppo dell’economia statunitense, le informazioni congiunturali determinano uno spostamento verso l’alto della crescita prevista nel 2016 (a 1,9 per cento da 1,8 per cento) e nel 2017 (a 2,1 per cento da 2 per cento). La crescita del PIL dovrebbe restare secondo il FOMC al di sopra del potenziale (1,8 per cento) su tutto l’orizzonte previsionale.
Stimati più rialzi dei tassi del previsto
Probabilmente, il tassello del mosaico FOMC che ha permesso di infondere la maggiore fiducia sui mercati è legato allo spostamento verso l’alto delle proiezioni dei tassi: la mediana sale da due a tre rialzi nel 2017, mentre il tasso di lungo termine mediano risale lievemente a 3 per cento da 2,9 per cento. Nelle sue affermazioni caute e prudenti, Yellen ha comunque ricordato che non bisognerebbe dare un peso eccessivo a questi spostamenti marginali, modesti nella dimensione e nella diffusione.
Ancora, nel comunicato a margine della conferenza stampa si è continuato a ribadire come i rialzi saranno graduali e dipendenti dall’evoluzione dello scenario. Uno scenario che Yellen ha definito particolarmente incerto, soprattutto in riferimento alla politica fiscale della nuova amministrazione: i programmi di riduzione delle imposte e aumento della spesa federale potrebbero avere effetti su crescita e inflazione, ma la numero 1 della Fed ha comunque rimarcato che vi è tempo necessario e utile per poter comprendere con calma quali saranno i cambiamenti attuati.
In termini conclusivi, il meeting di dicembre è utile per poter ribadire il cambiamento di regime registrato dall’economia USA: la crescita è più solida e potrebbero esserci rischi verso l’alto nel 2017, una volta che saranno note le linee guida della politica fiscale. La Fed sarà comunque molto cauta nel sentiero di rialzo dei tassi, con il prossimo intervento in tal senso che riteniamo possa essere fissato, idealmente, nel secondo trimestre 2017.