Con una valutazione che non potrà che essere attentamente ponderata sul piano politico, la Gran Bretagna si dirige verso elezioni anticipate. È stata la stessa premier Theresa May, a sorpresa, a invitare i cittadini britannici ad andare alle urne il prossimo 8 giugno, al fine di conseguire il mandato necessario per poter negoziare la Brexit con maggiore forza, sulla scia del referendum popolare dello scorso giugno.
Il cambio di idea di May
Per Theresa May più che un cambio di idea è una vera e propria giravolta. E, quasi a metter le mani avanti alle facili critiche, la premier ha ben rammentato di aver “sempre detto di essere contraria a elezioni anticipate”, e di “aver cambiato idea con riluttanza”, grazie “all’opposizione degli altri partiti” e grazie ai “membri non eletti dal popolo della camera dei Lord”, che hanno promesso di porre limiti e ostacoli al processo di uscita dall’Unione Europea. Dunque, sostiene la May con una tesi che non ha convinto tutti, la scelta di andare a elezioni anticipati è una risposta agli oppositori, con l’intenzione di “non permettere ai miei avversari di indebolire la Brexit”.
May vuol passare alla cassa
In realtà, gli osservatori hanno ben notato come la principale motivazione che dovrebbe spingere May verso le elezioni è legata alla volontà di passare alla “cassa”, riscuotendo il vantaggio che i sondaggi annoverano ai conservatori, prima che qualche decisione impopolare vada a vanificare tale positivo gap. Stando a un sondaggio reso noto alla vigilia della Pasqua, infatti, i Tories avrebbero ben 21 punti percentuali di vantaggio sul Labour, con una quota delle preferenze pari al 44 per cento, contro il 23 per cento dei laburisti, per il distacco più ampio dell’ultimo decennio.
Insomma, al di là quanto può sostenere Theresa May, probabilmente la reale motivazione che sta inducendo i Tories verso le urne è data dall’opportunità di aumentare in modo significativo la maggioranza alla camera dei Comuni, attualmente pari a soli 12 seggi: se tutto riuscisse a materializzarsi come da proiezioni degli esperti, i conservatori invece conseguire una maggioranza di un centinaio di seggi, in virtù della quale ogni scelta sulla Brexit potrebbe essere conseguita senza particolari difficoltà.
Le elezioni sono un rischio?
Ad ogni modo, i sondaggi lasciano – evidentemente – il tempo che trovano. Ed è nella mente di tutti un 2016 ricco di sorprese, in cui quasi nessun osservatore è riuscito a individuare correttamente i risultati elettorali (Brexit, Trump, ecc.). Pertanto, anche per gli oppositori alla May sembrano aprirsi interessanti margini di valutazione: Tim Farron, leader dei lib-dem, sostiene che le elezioni del prossimo 8 giugno sono il momento ideale per poter manifestare la contrarietà alla Brexit anche da parte di chi ha votato a favore ma oggi ha dei ripensamenti, mentre Jeremy Corbyn, leader del Labour, si è detto pronto ad affrontare la sfida.
Oggi intanto Theresa May presenterà la sua proposta di elezioni anticipate al Parlamento: per poterla realizzare servirebbe una maggioranza di due terzi dei membri della camera dei Comuni e, pertanto, non saranno sufficienti i soli voti dei conservatori. La palla passa così nelle mani dei laburisti, che dopo un primo iniziale momento di sostegno a tale scelta, hanno compreso di essere spiazzati e hanno assunto posizioni più incerte: alla fine, però, i Labour dovrebbero comunque votare a favore delle elezioni, poichè altrimenti verrebbero accusati di avere paura di perdere.
Insomma, dalla Francia alla Germania, passando ora per la Gran Bretagna, il 2017 sarà un anno denso di appuntamenti elettorali per il vecchio Continente.