Citigroup Inc., uno dei più grandi operatori emittenti di carte di credito al mondo, ha annunciato la volontà di rimborsare ben 335 milioni di dollari a tutti i clienti statunitensi. Il motivo? La società ha ammesso che il tasso di interesse percentuale annuo applicato alla clientela americana sarebbe dovuto essere inferiore. Di qui, la necessità di correre ai ripari, restituendo quanto indebitamente percepito, e cercare di porre fine a una questione che rischia di essere più complessa delle previsioni.
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In dettaglio, Citigroup ha stabilito che il metodo che stava usando per calcolare i TAEG (i tassi annui effettivi globali, l’indicatore sintetico di costo più affidabile per poter conteggiare l’onere di un utilizzo di un fido per carta di credito) non rifletteva adeguatamente l’intero beneficio che la stessa Citigroup aveva previsto per tutti quei clienti che hanno rispettato alcune delle indicazioni contrattualmente previste, come ad esempio la puntualità dei pagamenti.
E così, poche ore fa, l’istituto di credito con sede a New York ha dichiarato che sta continuando ad esaminare gli account al fine di comprendere quale sia l’entità del malus creato alla clientela, aggiungendo di prevedere l’emissione di assegni di rimborso da inviare entro la seconda metà dell’anno.
Ricordiamo che negli Stati Uniti la legge sulla responsabilità e sulla divulgazione delle responsabilità della carta di credito (CARD), risalente alla fine dello scorso decennio, richiede che i gli istituti di credito rivedano periodicamente i costi dei servizi erogati alla clientela, al fine di adeguarli in senso favorevole per quest’ultima nel caso in cui possa essere verificato un “buon comportamento”, come appunto la correttezza nella relazione, e la regolarità nei pagamenti.
Ebbene, così facendo Citigroup ha rimborsato dal 2011 al 2017 ben 3 miliardi di dollari. Una cifra considerevole che è stata rimessa nelle tasche della clientela mediante la revisione di costo di cui sopra, ma che ora si scopre era solamente il 90 percento di ciò che i clienti avrebbero in realtà dovuto ricevere.
Citi ha dichiarato di aver riesaminato a cadenza semestrale i conti delle carte di credito dei propri clienti statunitensi che hanno registrato un aumento dei tassi di interesse, per identificare coloro che invece avrebbero effettivamente potuto godere di riduzione del tasso. La portavoce Liz Fogarty ha poi confermato che “una revisione interna periodica ha identificato potenziali difetti nella metodologia utilizzata per rivalutare i tassi di interesse su alcuni fidi sulle carte di credito”.
Il flop di Citigroup non è evidentemente da poco. E se è vero che la società sta correndo frettolosamente ai ripari, è anche vero che il guaio è già stato realizzato, e che ora gli analisti si domandano quali potrebbero essere le ripercussioni – e non solo in termini di immagine – che una simile vicenda potrebbe comportare nel medio termine.
Quel che è certo è che il problema che si è ora creato è una matassa da sbrogliare di dimensioni non irrilevanti per l’amministratore delegato Mike Corbat, che ha legato parte della crescita futura della banca proprio all’espansione delle sue attività con le carte di credito. Nel 2015, la banca è già stata condannata a pagare 700 milioni di dollari alla clientela, ed ha subito una multa di 70 milioni di dollari per le pratiche illegali legate alla commercializzazione di prodotti aggiuntivi alle carte.
In questo caso, invece, Citigroup sembra voler rimediare al guaio emettendo dei rimborsi o, in alcuni casi, riducendo il saldo negativo di un conto, per 1,75 milioni di titolari interessati (così, almeno, ha precisato la banca mantendo ancora un discreto margine di stima). Quanto sopra equivale a una media di circa 190 dollari su ogni posizione di carta di credito, comprensiva degli interessi dovuti. Più della metà delle persone colpite avrebbe dovuto ottenere tagli dei tassi più elevati, mentre il resto aveva diritto a una riduzione, ma non ne ha ottenuto nemmeno l’ombra.
Durante il periodo in questione, Citigroup ha gestito un totale di 250 milioni di utenze per le sue carte del proprio brand, e quelle che espongono brand partner. La società ha anche annunciato di voler rintracciare i clienti che non hanno più un conto presso la banca, assicurandosi così che ricevano il rimborso.
Infine, Citigroup ha voluto ricordare di aver scoperto il problema in maniera autonoma, e averlo riferito di conseguenza all’autorità di regolamentazione, secondo quanto previsto dalla normativa vigente.