Anche se sul nostro sito ci occupiamo prevalentemente di euro, dollaro US, sterlina e yen, non rigettiamo certamente la possibilità di poter investire compiutamente nelle valute (apparentemente) secondarie e, tra di esse, nel dollaro australiano. Cerchiamo dunque di comprendere in che modo poter orientare la propria strategia sul Forex arricchendola con una valuta che potrebbe riservarvi grandi opportunità!
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Grafico in tempo reale quotazione dollaro australiano contro dollaro USA
Indice
Come sta l’Australia?
Considerato che l’economia interna sarà certamente uno degli elementi cruciali per poter orientare il cambio tra EUR e AUD, cominciamo con un rapido sguardo sullo stato di salute dell’Australia, che ha messo da parte una prima metà d’anno con tassi di crescita piuttosto robusti, anche se per il terzo trimestre è attesa una moderazione dell’espansione per il PIL, che comunque dovrebbe mantenersi in linea con il potenziale. È positiva, ma in rallentamento, la dinamica dei redditi, supportata dal recupero delle commodity e dal miglioramento delle ragioni di scambio. Al contrario, scarso supporto sembra giungere dal mercato del lavoro, considerato che nonostante stia proseguendo il lento calo della disoccupazione (5,6 per cento in ottobre), aumenta l’occupazione part-time e i dati confermano l’esistenza di un certo grado di risorse inutilizzate.
Questi fattori si riflettono sulla dinamica dei salari, che si stabilizza ma rimane su livelli compressi. Sul fronte domestico, la Reserve Bank of Australia (RBA) rileva una nuova accelerazione del credito immobiliare e segnala aumenti dei prezzi delle abitazioni a ritmi “vivaci”. La crescita continua dunque a essere sostenuta dai consumi interni e dovrebbe poter contare su un maggior supporto della politica fiscale, con il deficit proiettato in modesto aumento al 3 per cento del PIL nel 2016-17. Il bilancio dei rischi domestici rimane orientato verso il basso ed è relativo ai mercati del lavoro e immobiliare. Tra i fattori esogeni, nonostante il recente miglioramento dei dati macro, le prospettive di medio e lungo periodo per la Cina (a cui l’economia australiana è fortemente legata) rimangono un fattore di rischio, anche se in misura minore rispetto agli ultimi trimestri. La RBA prevede un’accelerazione del PIL al 3-4 per cento su base annua sull’orizzonte di previsione dei prossimi due anni, al di sopra del potenziale, nonostante una revisione al ribasso della stima per il 2019.
Politica monetaria
La Banca centrale australiana nel corso dell’ultimo meeting di novembre ha assunto una strategia attendista: alla conferma dei tassi sui livelli di agosto si aggiunge un aggiornamento del bilancio dei rischi che lascia presagire un periodo di politiche invariate. Secondo le valutazioni dell’Istituto, la dinamica dei prezzi rimane in linea con le aspettative nel terzo trimestre. Le nuove stime pubblicate in novembre proiettano l’inflazione all’1,5 per cento anno su anno a fine 2016 e dovrebbero riportare il CPI nella parte bassa dell’intervallo target (2-3 per cento) su tutto l’orizzonte di previsione, fino al 2019.
Diverse le ipotesi alla base di questo scenario: la Banca centrale si aspetta infatti un graduale rialzo dell’inflazione a livello globale, una progressiva diminuzione della concorrenza di prezzo tra i commercianti della piccola distribuzione, un lento aumento dei costi del lavoro e, infine, un incremento delle utenze e dei prezzi regolamentati. Dovrebbe invece risultare in calo il supporto al CPI derivante dal canale estero, con i prezzi di importazioni ed esportazioni che dovrebbero conoscere una progressiva stabilizzazione. Rimane dunque cauto per il momento l’approccio della RBA che, dopo i tagli dei tassi in maggio e agosto, osserva attentamente l’evoluzione dei dati macro per valutare le prossime mosse. Prossima riunione in calendario il 7 febbraio.
Come si muoverà il cambio con l’AUD?
Il dollaro australiano, nelle ultime settimane, ha consolidato il proprio apprezzamento verso euro a seguito anche della pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo del terzo trimestre. L’indice è risultato migliore delle aspettative, annullando le speranze degli investitori in un altro taglio dei tassi di interesse da parte della Reserve Bank of Australia, che puntualmente ha lasciato i tassi all’1,5 per cento a novembre. Il tasso di inflazione principale annuale è all’1,3 per cento e questo ha consentito alla RBA di non abbassare i tassi, pur confermando che un eccessivo apprezzamento del cambio rischierebbe di ostacolare il percorso di recupero dell’economia, in fase di transizione da un sistema strettamente legato all’attività mineraria (e in generale alle commodity) ad uno maggiormente differenziato. Benché il cambio EUR/AUD si sia spinto fin sotto 1,45 nelle scorse settimane, anche a causa del mancato indebolimento dell’euro, manteniamo valida l’aspettativa di un futuro ritracciamento della valuta unica, viste anche le attese di espansione del QE della BCE oltre marzo 2017. Le previsioni di mercato sull’EUR/AUD indicano un sostanziale consolidamento in area 1,44-1,46 tra la fine di quest’anno e la prima parte del prossimo. La stima per il 2017 è pari a 1,507 e quella per il 2019 a 1,533.
Una sintesi (per chi ha poco tempo)
In estrema sintesi, dedicata ai frettolosi, riteniamo che nonostante il cambio EUR/AUD si sia spinto al di sotto di 1,45 nelle scorse settimane (ma è colpa anche del mancato indebolimento dell’euro) le prospettive di un futuro ritracciamento della valuta unica siano più che solide. Teniamo pertanto d’occhio l’espansione del quantitative easing della BCE oltre marzo 2017, che dovrebbero poter confermare le nostre aspettative.
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