Pubblicato: 13 Febbraio 2017 di Roberto Rossi
Il dollaro statunitense ha chiuso la scorsa settimana con quotazioni in aumento, interrompendo così la correzione che era in atto dall’inizio dell’anno: a fornire un supporto alla valuta verde è l’attesa dei primi annunci di politica fiscale che Trump ha promesso di formalizzare entro i prossimi 15-20 giorni, e che sembrano garantire al dollaro almeno la forza minima per potergli impedire di scendere sotto le quotazioni più basse di inizio febbraio.
Uno scenario positivo per l’economia USA
Per quanto riguarda invece i dati, venerdì scorso l’indicatore sulla fiducia del Michigan è risultato essere più debole di quanto non fosse atteso dagli analisti, ma rimanendo comunque su soglie discretamente piuttosto elevate. I dati che sono in uscita questa settimana non sono utili per poter ribaltare lo scenario attuale, e dovrebbero inoltre confermare l’attuale contesto economico USA: sarà comunque interessante verificare la tenuta prima dell’indice Empire e poi della carrellata di dati su inflazione, vendite al dettaglio, produzione industriale e Philly Fed. Riteniamo comunque che l’appuntamento più utile sarà l’audizione di Yellen, che salvo sorprese dovrebbe confermare il quadro favorevole dell’economia USA, pur sottolineando come il proprio istituto monetario sia pronto a conservare un approccio molto cauto, in attesa di ricevere informazioni sulla politica fiscale di Donald Trump, tra fine febbraio e inizio marzo.
E l’euro?
L’euro ha invece chiuso la scorsa settimana in calo. In questo caso, non si tratta di una debolezza endogena, quanto soprattutto del potenziale recupero del dollaro USA. Dai dati in programma nel calendario macro economico della settimana non ci attendiamo indicazioni che siano particolarmente utili per poter far far risalire il cambio. Usciranno comunque alcune indicazioni delle quali sarebbe bene tenere nota, come quelle sul Pil e, soprattutto, giovedì, i verbali della BCE, che dovrebbero fornire indicazioni sulle posizioni interne legate alla possibilità di avviare o meno nel breve termine delle discussioni sulla normalizzazione della politica monetaria. È molto probabile che sia comunque troppo prematuro per potersi sbilanciare, e che dunque la BCE andrà a ribadire la necessità di mantenere condizioni super accomodanti anche nel prossimo futuro: una simile e attesa posizione non dovrebbe penalizzare l’euro, perché finché i dati rimangono di supporto permangono altresì le premesse per poter annunciare verso la fine dell’anno la chiusura della fase espansiva.
La sterlina tiene le posizioni
In questo contesto valutario, la sterlina mantiene invece pressoché invariate le posizioni contro il dollaro USA, rafforzandosi lievemente contro euro. Il merito di questa tenuta sembra essere ascrivibile alla maggior sensitivity agli sviluppi sul fronte domestico: la House of Commons ha infatti fornito l’atteso libera al disegno di legge del governo per poter avviare formalmente l’iter di recesso dall’Unione Europea. La prossima settimana il disegno di legge dovrà passare all’esame della House of Lords, e salvo sorprese negative, il governo avrà tra le mani lo strumento utile per poter dar seguito al processo della Brexit entro i termini temporali promessi (31 marzo). In questi giorni, infine, l’attenzione sarà incentrata sui dati macro, che sono attesi nel complesso positivi: inflazione, mercato del lavoro e vendite al dettaglio potrebbero influenzare più o meno marginalmente il corso valutario.