Come era stato ampiamente atteso, Emmanuel Macron ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali francesi con una larga maggioranza (66,06%), conseguendo così un risultato anche superiore alle indicazioni fornite dai sondaggi nei giorni precedenti. I sondaggi, peraltro, raramente sono stati in grado di interpretare così correttamente l’evoluzione dei dati, evidenziando in modo congruo come il margine di vantaggio di Macron si fosse allargato dopo il confronto televisivo di mercoledì scorso: un dibattito molto duro e aspro, che ha appesantito di aggressività l’immagine di Marine Le Pen.
Ad ogni modo, non tutti i dati sembrano essere stati sufficientemente confortanti per gli analisti internazionali, i quali non hanno certamente mancato di far notare come l’astensione abbia toccato quote molto elevati: è stata infatti del 25,4% la percentuale di astensione pura, a cui aggiungere un 8,5% di schede bianche, pari all’11,49% dei voti validi. Per avere dati ancora più precisi bisognerà comunque attendere il 10 maggio, quando i dati diverranno ufficiali, mentre Macron entrerà in carica il 15 maggio.
Cosa attendersi dai prossimi giorni
Per quanto concerne i prossimi giorni, la prima cosa che accadrà dopo l’insediamento di Macron, il prossimo 15 maggio, e che riteniamo possa avere un impatto di rilevanza, è l’annuncio del nome del primo ministro, che il nuovo presidente diramerà di lì a poco, e che ha per giunta dichiarato di avere già pronto.
Successivamente, prenderà il via il nuovo ciclo elettorale, con le elezioni legislative dell’11 e 18 giugno, nelle quali Macron cercherà di trasformare il suo movimento En Marche! in una forza parlamentare di primo piano. L’intento è onorevole, ma è molto impegnativo: non è ad esempio ancora chiaro se sotto la bandiera del movimento possano correre anche membri del Partito Socialista. Stando a quanto dichiarava poco fa un sondaggio OpinionWay – SLPV Analytics citato da Les Echos il 3 maggio, En Marche! potrebbe ottenere da 249 a 286 deputati, a un passo dalla maggioranza assoluta di 290 seggi. Destra e Centro (LR e UDI) potrebbero invece raccogliere complessivamente 200-210 seggi, mentre il PS crollerebbe a 28-43 seggi. Il FN potrebbe fermarsi a 15-25, e il Front de Gauche non andrebbe oltre gli 8 deputati: ambedue le forze estremiste continueranno dunque a essere fortemente penalizzate dal meccanismo dei collegi uninominali con ballottaggio, un elemento che i mercati finanziari ben conoscevano, e sulla base del quale sono riusciti a ponderare il rischio Le Pen (la quale, anche vincendo a sorpresa le elezioni presidenziali, difficilmente avrebbe comunque potuto metter mani su un parlamento di maggioranza).
Insomma, alla luce di quanto sopra riteniamo che effettivamente il neo presidente Macron abbia ancora qualche possibilità di puntare a governare con una propria maggioranza, senza necessità di formare coalizioni con altri partiti. Lo scenario centrale è tuttavia quello di una coalizione con altre forze, e probabilmente quelle del PS (salvo il caso in cui la contrazione delle preferenze verso tale partito non sia così drammatica da renderla controproducente) e, in seconda battuta, al centrodestra.
I riflessi sui mercati
I mercati hanno reagito positivamente alla nomina di Macron, che era l’unico candidato esplicitamente e nettamente pro-Unione Europea in queste elezioni presidenziali, e anche quello con delle proprie idee di riforma delle istituzioni comunitarie. In campagna elettorale ha ad esempio proposto di creare un budget dell’Eurozona, alimentando l’ipotesi di nomina di un ministro delle finanze per l’area della moneta unica e fornendo un’investitura democratica attraverso una specifica assemblea elettiva. Macron si era poi detto anche a favorire della costituzione di una forza comune di difesa, di un rafforzamento delle politiche migratorie comuni e di una riforma del Parlamento Europeo: insomma, passi in avanti notevoli (e attesi anche in altre parti del Continente) verso la creazione di una Unione Europea più forte e tangibile.
Ad ogni modo, è anche opportuno ricordare come i mercati europei avessero già in larga parte scontato un esito favorevole del voto sulla scia dei sondaggi molto favorevoli e in miglioramento. Non è certamente casuale che nella settimana di avvicinamento al ballottaggio governativi e azionari abbiano tenuto ottimisticamente posizione, consolidando anche alcuni avanzamenti.