Pubblicato: 30 Dicembre 2016 di Roberto Rossi
La parte finale del 2016 ha rappresentato periodo di buono spolvero per i metalli industriali. Come abbiamo ricordato in alcuni nostri precedenti approfondimenti, alla base del rialzo più recente c’è l’idea per la quale l’amministrazione condotta da Donald Trump possa varare una politica fiscale espansiva fatta di opere pubbliche in grado di spingere la domanda per i metalli, già sotto pressione per la richiesta proveniente dalla Cina.
Lo scenario cinese
Considerato che riteniamo molto probabile che, almeno sul fronte della propria politica di investimenti strutturali, Trump manterrà le sue promesse nei primi mesi del proprio operato, val la pena spostare parte dell’attenzione sull’economia cinese, il cui scenario – anche nel 2017 – sarà impostato sulla volontà di attuare una decisa fase di transizione da un’economia improntata alle esportazioni a un’economia con un mercato interno solido ed efficiente, in grado di controbilanciare un’eccessiva esposizione al canale estero.
In tale ambito evolutivo, l’economia di Pechino dovrebbe crescere tra il 6% e il 7% nel corso del prossimo anno, a patto che il Paese asiatico continui a mantenere al centro dell’attenzione i tagli sulle tasse, rafforzare l’implementazione delle politiche finanziarie, mantenere la politica monetaria espansiva e rafforzare gli sforzi verso i rischi apportati dalla trasformazione finanziaria in atto a livello globale. Nei primi tre trimestri del 2016, secondo quanto comunicato dall’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, il PIL è cresciuto del 6,7%, già in rallentamento rispetto al 6,9% segnato nel 2015, registrando l’aumento minore dal 1990. Il target ufficiale è del 6,5-7% per l’intero 2016. La produzione industriale cinese è cresciuta dello 0,51% a livello mensile del 6,2% su base annuale a novembre, in leggera accelerazione rispetto al +0,5% m/m e al +6,1% a/a di ottobre, ulteriore segnale di stabilizzazione dell’economia di Pechino. Il dato ha battuto il consenso, attestato al 6%. Infine gli investimenti fissi nelle aree non rurali sono cresciuti dell’8,3% anno su anno nel periodo tra gennaio e novembre, come tra inizio anno e ottobre, in linea con le previsioni. Le vendite al dettaglio sono aumentate a novembre del 10,8% rispetto al corrispondente mese del 2015, battendo le attese degli analisti ferme a un +10,2%. A ottobre si era registrato un aumento del 10%.
Infine, l’inflazione ha accelerato per il terzo mese di fila. I prezzi al consumo (CPI) sono aumentati a novembre del 2,3%, dal +2,1% di ottobre. Si tratta del più forte aumento da aprile. Gli economisti avevano previsto un incremento del 2,2%. I prezzi degli alimentari sono cresciuti lo scorso mese, anno su anno, del 4%, dal +3,7% di ottobre. I prezzi alla produzione (PPI) sono aumentati a novembre del 3,3%, a fronte del +1,2% del mese precedente. Si tratta del più forte aumento da più di cinque anni; gli esperti avevano previsto un incremento del 2,4%.
Dati che, pertanto, sono complessivamente soddisfacenti, ma che nel corso del prossimo anno potrebbero distanziarsi dal consenso… e non necessariamente al ribasso.
Metalli industriali: un 2017 tendenzialmente positivo
Se i presupposti non crolleranno, nel 2017 il settore dei metalli industriali dovrebbe confermare la buona prestazione già sperimentata nel corso del 2016, ma forse con percentuali di sviluppo inferiori a quelle che abbiamo visto in questo finale di 2016. Nel breve periodo non mancano inoltre rischi al ribasso per le quotazioni, vista la forte e repentina crescita dei prezzi. Ad ogni modo, è bene cercare di mantenere una view positiva: il ciclo economico globale è d’altronde stimato in miglioramento, guidato da un ritorno alla crescita dei Paesi emergenti, negli Stati Uniti sono probabili revisioni al rialzo delle stime di crescita economica e spesa per infrastrutture, in linea con le politiche della nuova amministrazione Trump, in Europa il contesto potrebbe svilupparsi con positività nonostante i timori del calendario dei prossimi trimestri.