Da quanto si è avuto modo di osservare nel corso della scorsa settimana, appare evidente che i mercati finanziari abbiano voglia di scommettere su un rafforzamento del disegno europeista unitario dopo la netta vittoria del centrista Macron alle recenti elezioni presidenziali transalpine. Dopo aver raggiunto il ballottaggio arginando i “pericoli” rappresentati da Fillon e Melenchon, Macron ha infatti vinto ottenendo il 66% delle preferenze contro la Le Pen, superando così anche le previsioni dei principali sondaggi formulati nel corso dei giorni precedenti (e che, almeno per quanto concerne l’appuntamento francese, sono stati abbastanza attendibili).
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Dalla Francia uno spunto decisivo?
Il risultato conseguito pone le basi per una riflessione piuttosto significativa sul futuro del progetto dell’Unione Europea, che rischiava di cadere sotto i colpi dei movimenti populisti e antieuropeisti. Da convinto sostenitore del progetto comunitario, infatti, il neo presidente francese ha ipotizzato il lancio di nuovi progetti fiscali per dare impulso alla crescita economica del vecchio Continente, cercando così di superare la mentalità più rigorosa che è stata invece sbandierata da alcune parti.
Nel recente incontro con la cancelliera Merkel, Macron avrebbe peraltro aperto anche alla possibilità di modificare i Trattati UE in maniera tale che si possa porre un freno a una nuova ascesa dei movimenti populisti, che – ricordiamo – rischiavano di avere effetti particolarmente pesanti qualora le tornate elettorali in Francia e Olanda avessero presto una piega differente.
Tra le varie ipotesi avanzate, Macron ha poi ricordato anche quella di una possibile riforma delle istituzioni comunitarie con un Ministro delle Finanze apposito, e ancora la predisposizione un unico budget dell’Eurozona e un solo bilancio a livello comunitario con l’obiettivo di finanziare gli investimenti. Macron ha altresì proposto un’armonizzazione delle imposte sulle imprese per poter poter sostenere in maniera più rilevante la crescita economica e un unico fronte per le politiche migratorie.
Sui mercati azionari tante ombre
Ricordato quanto sopra, non possiamo che ricordare come i propositi sottolineati da Macron siano molto positivi e incoraggianti, e potrebbero trovare un pronto accoglimento e rilancio da parte dei mercati azionari internazionali, che anche in passato hanno dimostrato di gradire tali slanci verso un progetto di integrazione più decisa.
Ad ogni modo, sarebbe illogico ritenere che il futuro non possa proporre delle criticità. In primo luogo, anche se le basi teoriche e programmatiche sono sicuramente notevoli, il progetto di riformare l’Europa da parte dell’asse franco-tedesco potrebbe naufragare sia per colpa interna (la difficoltà di ottenere un supporto in tal senso in ambito politico nazionale) sia per colpa esterna (alcuni Paesi potrebbero non essere concordi in una simile evoluzione).
In aggiunta a quanto sopra, non bisogna mai dimenticare il peso di alcuni fattori esogeni al mercato azionario, come la Brexit, le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e in Corea del Nord, i potenziali riflessi se dovesse concretizzarsi il rischio di impeachment del presidente Trump, la debolezza delle quotazioni delle materie prime, la correzione della Borsa cinese, e così via.
Insomma, tanti elementi su cui val forse la pena soffermarsi, anche alla luce di non cedere alla tentazione di sperimentare un incongruo e ingiustificato ottimismo.
Investire in Borse europee
Sterilizzando l’ottimismo alla luce dei fattori che sopra abbiamo rammentato, e nonostante i recenti apprezzamenti delle quotazioni, i fondamentali dell’Eurostoxx conservano ancora un buon rapporto tra multipli e crescite, con P/E inferiori ai principali indici internazionali e con una crescita degli utili stimata dal consenso al 26,86%, in aumento di circa due punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione. Vengono inoltre attesi degli aumenti a doppia cifra anche per il 2018.
Guardando al recente passato, i dati della prima trimestrale del 2017 da parte dei gruppi europei evidenziano una crescita media degli utili dell’Eurostoxx pari al 27,5%, a fronte di una percentuale di sorprese positive del 60%; in aumento sono altresì i ricavi, che crescono in media del 7,8% superando le attese nell’80% dei casi.
Per quanto riguarda i sostegni sul fronte fondamentale, i dati macro evidenziano una produzione industriale a marzo a livello nazionale superiore alle attese, sebbene l’indice aggregato riporti una correzione inattesa (determinata principalmente dalla flessione del prezzo del petrolio), in contrasto con le indagini di fiducia, sui massimi degli ultimi anni.
La produzione nel primo trimestre ha rallentato a +1,2% rispetto al precedente 1,4%, mentre il tasso di disoccupazione rimane fermo al 9,5% in marzo, a fronte di attese di 9,4%.
Discreta valutazione anche per la Borsa italiana
Per quanto infine concerne Borsa italiana, permane l’impressione di una moderata positività, con l’indice domestico che quota a P/E ancora contenuti e inferiori al benchmark europeo a fronte di attese di crescita degli utili da parte del consenso decisamente più elevate degli altri indici nel 2017, che può avvantaggiarsi di un confronto particolarmente favorevole, e comunque a doppia cifra per il 2018. Il listino sembra essere spinto soprattutto dal settore bancario e quello energetico.
Sul fronte macro, ricordiamo come la produzione industriale di marzo sia cresciuta del 2,8% su base annua, superando così le attese dei principali analisti finanziari, e come gli indici di fiducia di aprile PMI, sia dei servizi che manifatturiero, si siano attestati su livelli molto elevati (56,2), ai massimi degli ultimi anni, superando le stime. Il PIL è invece aumentato dello 0,2% nel primo trimestre, in linea con le attese.