Innovazione e startup

Itatech: un investimento di 200 milioni di euro per ricerca e start up

Di cosa hanno bisogno le start up italiane nel presente? Sicuramente di appoggio e di sostegno, ma soprattutto di investimenti. Per riuscire a concretizzare il sogno di emergere, una start up ha, infatti, la necessità di trovare chi possa credere nel suo progetto, valutarlo positivamente e quindi scegliere di investirci denari e risorse. Solo in questo modo questa innovativa tipologia di aziende può svilupparsi, concludere i progetti e trasformarsi in un’azienda con la A maiuscola, autonoma in tutto e per tutto quindi pronta ad apportare benefici e ricchezza al mercato italiano.

Un’interessante sorpresa in merito arriva dal Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, che ha scelto di convogliare una somma di ben 200 milioni di euro da dedicare in investimenti per la ricerca e le start up. Il ruolo di questo ente non è quello del classico venture capitalist, ma di generare valore aggiunto investendo in risorse e negli asset che vengono ritenuti strategici per il benessere economico e sociale del paese, quindi la tecnologia, le infrastrutture e molti altri settori di riferimento.

Itatech e il suo ruolo in merito

Itatech è un contenitore molto particolare, una piattaforma nata con l’obiettivo dichiarato di valorizzare e di trasformare le innovazioni tecnico scientifiche private e pubbliche in delle vere e proprie imprese. Tradotto nella realtà, si tratta del naturale processo di evoluzione che ogni start up del presente dovrebbe seguire per affermarsi e contribuire allo sviluppo del paese. Itatech si inserisce nel Piano Junker derivato dal nome del Presidente della Commissione Europea stabilito per l’economia e nel Piano Industriale della Cassa Depositi e Prestiti nazionale. La previsione interessa investimenti suddivisi in un arco temporale di quattro anni, dal 2016 al 2020.

I denari messi a disposizione delle start up sono in parte provenienti dalla Cassa Depositi e Prestiti, per il valore di 100 milioni di euro e dal Fondo Europeo per gli investimenti per la pari somma restante. Si tratta di 200 milioni di euro in totale, una cifra di incredibile portata, che è stata messa sul piatto da Itatech. La visione di insieme è quella di un vero e proprio marketplace, una piattaforma di incontro che si propone di incrociare la precisa domanda di chi è disposto ad investire su un particolare settore con l’offerta esistente e proposta dalle università, dai centri di ricerca e dalla start up, soggetti pronti a presentare i progetti che sono stati sviluppati al loro interno nel presente.

Destinazione e funzionamento del progetto di investimento

Itatech si propone come una piattaforma di investimento caratterizzata da doti di ambizione e di attenta elezione, con l’obiettivo di supportare solo ed esclusivamente le eccellenze operative nel paese. Il ruolo potrebbe tradursi in un ‘agent for change’, quindi un attore attivo nella trasformazione a favore di iniziative dal carattere culturale. In termini pratici, la vocazione dichiarata dalla piattaforma dimostra che i beneficiari principali dei fondi saranno sicuramente le università e i cosiddetti spin-off universitari.

Lo scopo e l’obiettivo di Itatech è quello di aprire le porte all’ingresso di un bacino di nuovi e potenziali investitori, quindi la piattaforma si occuperà di sviluppare un preciso portafoglio dei fondi di investimento disponibili, che verranno impiegati solo ed esclusivamente per supportare i processi di trasferimento tecnologico che interessano le università e i centri di ricerca.

In una nota del Gruppo Cassa e Depositi è sottolineato che la chiave della piattaforma è rappresentata dagli stakeholder, quindi soggetti pubblici e privati come gli stessi di ricerca, le università, gli Uffici di Trasferimento Tecnologico UTT, gli investitori di tipologia early stage e quindi le start up operanti nel territorio italiano. Quali saranno i target di investimento? Di base si tratta dei progetti che sono in grado di dimostrare un elevato contenuto tecnologico e una natura profondamente innovativa, con attenzione su alcuni settori in particolare. Si tratta di settori che sono già considerati appetibili, in Italia così come all’estero, perché considerati meritevoli, eccellenti e quindi interessanti agli occhi degli investitori internazionali.

Gli obiettivi della disponibilità di fondi e la conseguente mission del progetto poggia su due forti basi. La prima è la volontà di accelerare il trasferimento della tecnologia dai risultati della ricerca del paese, mente il secondo verte sulla volontà di promuovere e quindi di incentivare la creazione di team impegnati nel cosiddetto technological transfer.

L’effetto leva è fortemente voluto e di esso ha parlato recentemente l’amministratore delegato della Cassa Depositi e Prestiti Fabio Gallia in occasione della partecipazione al Forum dell’Economia Digitale tenutosi a Milano. Un miliardo è il valore degli investimenti previsti per l’accelerazione e l’innovazione del paese, una cifra che era già stata annunciata dall’ex presidente del consiglio Matteo Renzi negli scorsi mesi. La leva stimata era di 13 miliardi di euro da impiegare nel settore, al fine di generare un risultato di investimenti pari a 50 miliardi di euro, suddivisi fra investitori pubblici peritavi.

Itatech: una realtà tangibile

Molto spesso la politica ha affrontato il tema dell’innovazione e della ricerca, scontrandosi con un modello di sviluppo europeo molto lontano da quello attuale del paese. L’Europa crede nell’innovazione e lo dimostra ai suoi operatori, con percorsi che sfruttano con cura i fondi europei e che si propongono di incentivare lo sviluppo della ricerca universitari e privata i fini della crescita economica globale.

La piattaforma Itatech potrebbe quindi rappresentare la prima realtà tangibile che fa parte di questa prospettiva, perché si tratta di una base operativa che, in un solo colpo, ha messo a segno una raccolta di valore pari a tutti gli investimenti realizzati dalle start up nel corso del 2016. Se i conti tornassero, gli investimenti andati a buon fine potrebbero sfruttare il ben augurante effetto leva e quindi attivare l’arrivo di investitori italiani ed esteri interessati all’universo della ricerca e dell’innovazione. Non solo, perché il punto di partenza potrebbe incentivare e incoraggiare l’universo della ricerca e l’operato delle start up in tutto il paese, dimostrando che non solo intenzioni espresse sulla carta quelle comunicate dalla politica, ma una realtà tangibile che le attività meritevoli possono impiegare per il loro sviluppo futuro.

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Sull'autore

Lorenzo Moretti

Lorenzo Moretti è un pioniere delle criptovalute in Italia, la cui carriera decolla dopo aver scoperto il paper di Satoshi Nakamoto nel 2008. Da studente universitario con una forte passione per matematica e tecnologia, Lorenzo approfondisce lo studio del Bitcoin, posizionandosi tra i primi investitori italiani in questa criptovaluta. La sua visione anticipata gli consente di accumulare un notevole portafoglio di criptovalute ben prima che queste catturassero l'interesse del grande pubblico. Negli anni, Lorenzo si afferma come un'autorità nel settore delle criptovalute, guadagnandosi un riconoscimento internazionale attraverso partecipazioni a conferenze, collaborazioni con startup blockchain e contributi a progetti di ricerca all'avanguardia. La sua fama nel settore è alimentata dalla capacità di anticipare le tendenze di mercato e ottenere investimenti di successo. Oltre a concentrarsi sugli investimenti, Lorenzo dedica tempo all'educazione finanziaria relativa alle criptovalute, autore di articoli e guide volti a demistificare l'argomento per un pubblico vasto. La sua traiettoria dimostra come la passione, il sapere e la determinazione possano trasformare un interesse personale in una carriera di spicco nel dinamico mondo delle criptovalute.