Quella di Bernard Madoff non è solo la storia di uno dei criminali più noti degli Stati Uniti. È altresì la storia di una frode finanziaria architettata con un’ampiezza e una profondità difficilmente paragonabili. Ed è altresì una storia dalla quale, in fondo, è possibile trarre qualche buono spunto valutativo. Ma chi è Bernard Madoff? E come è arrivato a progettare quella che è oramai definita come una delle più gravi frodi finanziarie di tutti i tempi?
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Bernarnd Madoff: biografia
Bernard Madoff nasce a New York il 29 aprile 1938 da una famiglia di origine ebraica. Fin dalla giovane età, ha modo di farsi conoscere negli ambienti della finanza newyorkese per la sua attività di brokeraggio, nella quale ha investito tutti i risparmi accumulati con precedenti lavori saltuari. Grazie alle proprie capacità imprenditoriali e grazie a una rete di relazioni in rapido sviluppo, nel corso degli anni la sua società, la Bernard Madoff Investment Securities, riesce ad assumere dimensioni considerevoli, e il suo nome finisce con l’essere uno dei punti di riferimento della finanza statunitense. Pertanto, un’ascesa inarrestabile, che ha permesso a Madoff di occupare alcuni incarichi piuttosto prestigiosi: è stato consigliere della Sy Syms School of Business della Yeshiva University e del New York City Center; è stato membro del Cultural Institutions Group; è stato presidente del NASDAQ, il listino dei titoli tecnologici statunitensi. Ma, soprattutto, è stato uno dei massimi simboli della finanza newyorkese, la cui credibilità e solvibilità non poteva essere messa in discussione. Almeno, fino all’11 dicembre 2008.
Schema Ponzi
L’11 dicembre 2008 Madoffi viene arrestato dagli agenti federali con l’accusa di aver truffato i propri clienti, generando un ammanco di 50 miliardi di dollari. I media di tutto il mondo rilanciano la notizia e, da quel momento, milioni di persone entrano a conoscenza del funzionamento del c.d. “schema Ponzi”, il meccanismo utilizzato da Madoff per poter creare, tassello dopo tassello, una gigantesca truffa finanziaria.
Lo schema Ponzi (così chiamato dal nome di un immigrato, italiano, che cento anni prima ebbe modo di realizzarlo, seppur su scale più ridotte) consiste nel promettere agli investitori dei guadagni elevati, pagando gli interessi con i soldi dei nuovi investitori. Insomma, i soldi dei nuovi clienti di Madoff venivano largamente utilizzati per poter pagare gli interessi e i (rari) disinvestimenti dei vecchi investitori, generando così l’appagamento di questi ultimi, e le buone speranze dei nuovi. Il sistema ha retto per anni, poggiandosi sulla credibilità di Madoff e sulla possibilità di poter ottenere rendimenti eccellenti ma non sospetti (circa il 10% annuo). Fino a quando, però, il volume dei rimborsi ha superato quello dei nuovi investimenti.
Caso Madoff: chi doveva controllare?
Come intuibile, i media si sono largamente soffermati non solamente sulle caratteristiche di questo incredibile crac finanziario, quanto anche sulle evidenti carenze nei controlli. Il dito di investitori e stakeholders ha dunque rapidamente finito con l’esser puntato sulla SEC (l’equivalente dell’italiana Consob), che per oltre 25 anni aveva prodotto controlli e verifiche alla Bernard Madoff Investment Securities, senza però rilevare gravi violazioni.
Eppure, nonostante molteplici verifiche, e nonostante negli ambienti si vociferasse da tempo l’esistenza di qualcosa di “strano” sul business Madoff, nulla fu fatto per poter arginare lo schema. Nemmeno quando, tre anni prima dell’esplosione del caso, alcuni concorrenti denunciarono alle autorità di controllo l’impossibilità che la Bernard Madoff Investment Securities potesse generare dei rendimenti così appetibili, in condizioni di mercato più che critiche.
Cosa è accaduto?
Ingenti sono state le perdite riportate dai clienti di Madoff, che in buona parte erano costituiti da grandi istituzioni finanziarie e da investitori istituzionali. In Europa, gravi furono i risultati negativi contabilizzati dagli istituti di credito maggiormente esposti verso la Bernard Madoff Investment Securities: è il caso della Royal Bank of Scotland, che si dichiarò esposta per 445 milioni di euro, della spagnola Bbva, che fu esposta per 300 milioni di euro, o ancora della francese Natixis, esposta per 450 milioni di euro. Poco, o quasi, rispetto ai legami del gruppo HSBC, esposto per un miliardo di euro. In Italia la banca più danneggiata dal crac Madoff fu Unicredit, per “soli” 75 milioni di euro.
Che fine ha fatto Madoff?
Mentre il mondo della finanza si interrogava su come sia stato possibile non accorgersi di un simile fenomeno, e mentre gli investitori privati e istituzionali facevano la conta dei danni, il 29 giugno 2009 Madoff veniva condannato a 150 anni di carcere per i reati commessi. Pochi mesi dopo la stampa statunitense riporterà le voci di una presunta malattia di Madoff, poi ricoverato a dicembre dello stesso anno in ospedale per pressione alta. Peggiore sorte toccherà ai figli dell’ex broker: l’11 dicembre 2010, due anni esatti dopo l’arresto del padre, Mark si suicida a Manhattan, mentre il 3 settembre 2014 Andrew muore a causa di un linfoma mantellare.