Il diritto d’autore è una materia molto controversa e spesso tralasciata dagli stessi interessati. Con il decreto legislativo del 15 marzo 2017, il numero 35, anche l’Italia si è adeguata all’Europa in questa materia, seguendo quanto espresso dalla direttiva 2014/26/UE che interessa la gestione collettiva dei diritti d’autore e anche dei diritti che sono commessi, nonché le licenze multi territoriali che interessano i diritti musicali e per l’impiego nel mercato interno. La legge di riferimento è stata quindi pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n.72 del 27 marzo 2017 e la data prevista per l’entrata in vigore del decreto è l’11 aprile 2017.
Il contenuto del decreto sul diritto d’autore
Il primo articolo del decreto sul diritto d’autore si occupa di recepire l’ordinamento nazionale della direttiva 2014/26/UE in merito alla gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi e sulla concessione di licenze multi territoriali. Il decreto nel suo complesso tratta 51 articoli e contiene un allegato. Scopo del documento è di stabilire quali sono i requisiti necessari per garantire il buono e corretto finanziamento della gestione di questa tipologia di diritti, nonché dei diritti connessi. I protagonisti sono gli organismi di gestione collettiva e le entità di gestione indipendente. Il decreto contiene anche i requisiti per la concessione delle licenze multi territoriali dirette agli organismi di gestione collettiva dei diritti d’autore. In questo caso si tratta anche della Società italiana degli autori ed editori, la Siae, per quanto riguarda l’utilizzo in rete delle opere musicali nel mercato interno al paese.
L’Europa aveva fissato il termine di scadenza per il recepimento delle sue regole al 10 aprile 2016, quindi l’Italia si pone in ritardo di ben 11 mesi, considerando che si trattava di una direttiva del 2014. Nello specifico, si tratta della direttiva Barnier la 2014/26 con cui la Commissione europea ha voluto chiarire e modernizzare la gestione collettiva del diritto d’autore. Lo scopo dichiarato è di assicurare il principio di collecting fra chi si occupa di questo settore, spesso tralasciato e trascurato, ma che coinvolge molti lavoratori, in itali così come in tutto il mondo.
Su proposta del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, il Consiglio dei Ministri ha quindi approvato il decreto di recepimento che ora si propone di chiarire i ruoli e di tutelare la giusta competizione fra le società che sono operative di questo settore. Il riferimento più conosciuto e che è salito alla ribalta della cronaca è sicuramente il braccio di ferro fra la società SIAE e la piccola start up italiana ma con sede a Londra Soundreef, la quale ha già all’attivo artisti come Gigi d’Alessio e Fedez nella sua scuderia. L’esclusiva c’è però e rimane, perché la Siae rimarrà ancor l’unica collecting operante su territorio italiano. Gli operatori potranno però iscriversi alle altre società che sono operative negli stati membri dell’Unione Europea, quindi anche a Soundreef.
Un decreto sui diritti d’autore considerato ‘soft’
Interessante è il testo in merito, perché l’adesione ai singoli organismi che lavorano in questo settore dovrà basarsi su criteri oggettivi, non discriminatori e trasparenti. Gli amministratori delle società dovranno attuare un’amministrazione prudente e sana e i proventi dei diritti d’autore dovranno essere sempre separati da quelli che sono frutto degli investimenti. Il decreto mira anche a fare chiarezza sulla questione e contiene un’informativa che sottolinea che vi devono essere delle regole che governano le relazioni tra chi è titolare dei diritti d’autore, chi li fruisce e le società di collecting. Via libera quindi a informazioni chiare in merito e a relazioni annuali.
Ecco quindi nascere lo spinoso problema dei diritti in rete, quindi il decreto si è occupato di disciplinare le regole che interessano la concessione da parte degli organismi di collecting di licenze che mostrano una validità in più stati. L’intento dichiarato è di favorire lo sviluppo di piattaforme digitali europee e di semplificare l’intero processo a buon vantaggio degli autori.
Infine le esenzioni e le riduzioni, come ad esempio l’esenzione della corresponsione in caso di spettacoli con meno di cento spettatori o se tenuti da artisti under 35. Chi vigilerà in questo caso? A vigilare sull’attuazione del decreto legislativo sarà l’Agcom, una bella sfida considerando che il mercato dei diritti d’autore tocca gli 800 milioni solo in Italia e fa parte di un mercato più ampio, quelli delle arti come la musica, il cinema e l’editoria che è in grado di generare nel complesso 7.7. miliardi di euro nel corso di un anno.
Il caso Soundreef
Soundreef, la società italiana con sede a Londra che ha dato asilo a Gigi d’Alessio e Fedez solo per citare gli artisti più conosciuti, sta meditando su un aumento di capitale sociale di 20 milioni di dollari. Se questo non bastasse, Endeavor, società operante a livello internazionale, ha accolto la start up fra le sue fila e, fra pochi giorni, si saprà se abbraccerà la sua idea di impresa con un sostegno morale e sicuramente economico.
Resta quindi da capire se il decreto ‘soft’ sul diritto d’autore che è stato emanato dal Consiglio dei Ministri potrà avere delle ripercussioni sull’attività di questa società, ma anche di altre che vogliono proporsi nel panorama del collecting del diritto d’autore. Attualmente, il decreto lascia infatti la Siae al centro dei giochi, perché sicuramente permette agli autori italiani di farsi rappresentare da collecting dei Paesi Ue, ma non si è occupato di toccare, nemmeno in minima parte, l’Articolo 180 della Legge 633/1941. Si tratta di un articolo chiave, che afferma che l’attività di intermediario è «riservata in via esclusiva alla Società italiana degli autori ed editori».
Soundreef, così come altre imprese attive nel settore, può quindi operare come collecting estera, anche se a sua volta può rivolgersi ad altri mercati nazionali per quanto riguarda la gestione dei diritti d’autore. Se davvero 20 milioni di euro entreranno nelle sue casse, questo sogno potrebbe avverarsi, considerando che sempre più sono gli artisti che non vanno d’amore e d’accordo con la Siae e che si propongono di rompere gli schemi, affidando la gestione dei loro diritti d’autore ad altre società.