Pubblicato: 22 Dicembre 2016 di Roberto Rossi
Contrariamente a quanto emerso nelle prime ore della finestra temporale utile, l’operazione di conversione dei bond Monte dei Paschi da parte della clientela sarebbe andata meglio del previsto, con titoli consegnati per oltre 2 miliardi di euro e, dunque, sopra le attese degli analisti. Insomma, in attesa di comprendere che cosa sia realmente accaduto, sembra proprio che la conversione dei bond subordinati dell’istituto di credito senese sia stata un successo, o quasi.
I dati della conversione
Nell’attesa di saperne di più (in giornata Mps dovrebbe diramare un suo comunicato ufficiale), le fonti di mercato sostengono che le adesioni volontarie all’offerta di scambio di obbligazioni in azioni siano state pari a 2,5 miliardi di euro di valore nominale, su 4,3 miliardi di euro di ammontare complessivo dei bond subordinati su cui si basava la conversione. Del valore nominale di bond da convertire, il nuovo capitale da immettere in ripatrimonializzazione dovrebbe essere di poco superiore a 2 miliardi di euro, di cui un miliardo di euro circa dagli investitori istituzionali e un altro miliardo di euro per i clienti retail che hanno sottoscritto il bond con scadenza 2018. Un altro ammontare minoritario, ma non troppo marginale, è infine relativo ai 200 milioni di euro in capo al bond Fresh.
Ecco perchè non tutto potrebbe filare liscio…
Se i numeri di cui sopra dovessero trovare una conferma ufficiale, si tratterebbe di una buona notizia per Monte dei Paschi di Siena (e per il Tesoro, che sta seguendo con grande attenzione la vicenda). Tuttavia, quanto avvenuto è elemento necessario ma non sufficiente per poter condurre in porto l’auspicata operazione di ripatrimonializzazione, visto e considerato che per poter arrivare all’obiettivo dei 5 miliardi di euro è necessario attendere l’arrivo dei grandi investitori che porteranno capitale “fresco”, e che purtroppo ancora non hanno effettuato formali sostegni.
L’intervento pubblico è all’orizzonte
Nella giornata di oggi i dubbi verranno finalmente chiariti. Se i nuovi investitori arriveranno nella misura attesa, l’aumento di capitale verrà finalmente pianificato entro la fine dell’anno, nei tempi utili. Se invece il fondo del Qatar e gli altri grandi investitori si tireranno indietro, a quel punto l’intervento pubblico sarebbe quasi inevitabile.
Proprio prevedendo quel che potrebbe accadere sui mercati, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sta già mettendo le mani avanti sul destino, sostenendo che gli impatti sui risparmiatori derivanti da eventuali interventi del Tesoro sarebbero comunque nulli o minimi. Quali siano questi interventi, è ancora troppo presto per decifrarlo: quel che sembra probabile che è la decisione del Parlamento di contrarre 20 miliardi di euro di debito in più a valere sui conti del 2017, per poter supportare le banche in difficoltà, potrebbe essere indirizzato proprio (in parte) sul Monte dei Paschi di Siena.
Ad ogni modo, lo sforzo di extra indebitamento potrebbe non essere sufficiente, almeno secondo quanto affermano i consulenti di Bloomberg, secondo cui 20 miliardi di euro sono troppo pochi per poter riparare la solidità delle banche dai bad loan, i crediti deteriorati ancora in buona parte all’interno della pancia degli istituti di credito. Per le stime effettuate dal media americano, per poter coprire le svalutazioni conseguenti alla cessione dei bad loan bisognerebbe stanziare almeno 50 miliardi di euro, ovvero due volte e mezzo quanto previsto dal governo.
Intanto, dal Monte dei Paschi di Siena fanno sapere che non vi è alcuna certezza che lo Stato intervenga e, ove decidesse di intervenire, non sembra esservi certezza sulle modalità di questo intervento e sull’importo. Insomma, ancora una volta siamo agli albori di una giornata decisiva per l’istituto di credito senese. E, ancora una volta, ci sono poche certezze su come andrà a finire…