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MPS verso il salvataggio: ecco come funziona il nuovo plafond statale

Pubblicato: 5 Giugno 2018 di Roberto Rossi

Alla fine gli sforzi sono stati vani, o quasi. Con un comunicato ufficiale, infatti, Monte dei Paschi di Siena ha diffuso la notizia secondo cui le adesioni complessive all’offerta pubblica di bond subordinati sono state pari a 2,451 miliardi di euro: un risultato sicuramente soddisfacente, da ripartirsi tra la conversione decisa dagli investitori istituzionali, e quella della clientela retail. Tuttavia, l’aumento di capitale non potrà che esser supportato quasi sicuramente dall’intervento statale, poiché nonostante il buon esito della conversione dei bond in azioni, a mancare è stato il sostegno concreto del fondo Qatar, l’investitore istituzionale che avrebbe dovuto contribuire con almeno 1 miliardo di euro.

Aumento di capitale MPS: un miraggio?

Sulla base di quanto sopra esposto, appare abbastanza chiaro come giungere ai 5 miliardi di euro di aumento di capitale sociale che erano stati richiesti dalla Banca centrale europea sia praticamente impossibile. Ed ecco perché il governo dovrebbe intervenire, finalizzando un decreto ad hoc per salvare il Monte Paschi. Ma come funziona il nuovo strumento proposto dall’esecutivo Gentiloni e approvato dal Parlamento?

Come funziona il plafond salva-banche

Il Parlamento ha approvato con tempestività la relazione del governo guidato dal primo ministro Gentiloni, autorizzando l’esecutivo a un aumento del debito pubblico fino a 20 miliardi di euro con lo scopo di salvaguardare la stabilità del sistema bancario. Il provvedimento è passato con 221 voti favorevoli al Senato e 389 alla Camera, e in entrambi i casi si è pertanto raggiunta una soglia che è ben al di là della maggioranza assoluta, come richiesto dalla legge 243 del 2012. A contribuire all’approvazione del provvedimento non sono stati solamente i partiti della maggioranza di governo, quanto anche i gruppi di ALA e di Forza Italia.

Stando a quanto si legge nella relazione, la finalità dell’intervento è quella di “assicurare un adeguato livello di liquidità al sistema bancario” e contribuire al rafforzamento della base patrimoniale degli istituti in difficoltà, anche attraverso la sottoscrizione di nuove azioni. Si tratta di una autorizzazione preventiva, sulla base della quale il governo potrà ora agire in tempi brevi con lo strumento del decreto-legge per lanciare misure di garanzia, che non implicheranno un incremento del fabbisogno e quindi potrebbero non intaccare il plafond di 20 miliardi, nonché di ricapitalizzazione precauzionale delle banche in difficoltà.

Stipendi ancora fermi

La giornata di ieri è inoltre stata caratterizzata dalla pubblicazione di un nuovo report particolarmente atteso dagli analisti macroeconomisti, quello sulle retribuzioni contrattuali. Dal dossier è emerso che gli stipendi sono rimasti fermi a novembre (dopo il +0,1 per cento mese su mese di ottobre), come accaduto in otto dei primi undici mesi dell’anno. Su base annua le paghe orarie sono rallentate di due decimi, toccando un nuovo minimo storico a 0,4 per cento. Nel mese i contratti in vigore non hanno registrato nessuna applicazione economica. Su base annua, i settori che presentano gli incrementi maggiori si confermano alimentari (1,8 per cento) ed energia elettrica e gas (1,4 per cento), che mantengono lo stesso ritmo di aumento del mese precedente, e commercio (che rallenta da 2 per cento a 1 per cento).

All’estremo opposto, restano ferme le retribuzioni nei settori privati dell’agricoltura, delle estrazioni minerali, di legno, carta e stampa, dell’energia e petroli, delle chimiche, della metalmeccanica, dei servizi di informazione e comunicazione e delle telecomunicazioni, oltre che in tutti i comparti della pubblica amministrazione. In assenza di rinnovi (attesi da quasi il 60 per cento dei contratti nel settore privato, oltre che dalla PA), la dinamica delle paghe orarie potrebbe toccare un nuovo minimo storico a 0,3 per cento anno su anno tra febbraio e aprile. La prospettiva di sia pur lenta risalita dell’inflazione potrebbe intaccare il potere d’acquisto delle famiglie dopo i progressi fatti negli ultimi due anni. Peraltro, nel corso dei primi mesi del 2017 è possibile che venga avviato il rinnovo di alcuni contratti, tra cui quello della PA (che pesa per il 27 per cento del monte retributivo totale).

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Sull'autore

Roberto Rossi

Perito Informatico ma appassionato del trading online con i CFD. Mi occupo di stesura articoli sul trading online, CFD e forex.