In Italia la seconda lettura del PIL italiano nel quarto trimestre 2016 ha confermato i dati che erano stati precedentemente pubblicati in relazione alla stima preliminare, con una crescita congiunturale di 0,2% t/t, in flessione (pur lieve) rispetto allo 0,3% t/t che aveva invece contraddistinto i mesi estivi. La crescita tendenziale a fine anno è stata rivista lievemente al ribasso, da 1,1% a 1%, con un dato praticamente invariato rispetto al trimestre precedente, e con conferma della crescita media annua del 2016, pari all’1% se corretta per i giorni lavorativi (che sono stati due in meno che nel 2015).
Peraltro, l’1% sembra essere coerente con lo 0,9% in termini grezzi che era stato comunicato dall’Istat lo scorso 1° marzo. Il dettaglio delle componenti è risultato addirittura parzialmente sorprendente e migliore delle attese dei principali analisti di mercato. Vediamolo nel maggior dettaglio.
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Consumi in crescita
Il primo dato positivo che possiamo ben trarre dal report condotto dall’Istat è certamente relativo all’andamento dei consumi privati, che sono aumentati di un decimo, dopo lo 0,2% t/t del terzo trimestre (a sua volta rivisto al rialzo da 0,1% della stima precedente). Nel comparto dei consumi, sono stati trainanti – e non è certo la prima volta – i beni durevoli (in aumento dell’1,1% t/t, in linea con il resto dell’anno), mentre hanno dato un contributo negativo i beni semidurevoli (-0,8% t/t).
Investimenti in forte aumento
Se l’andamento dei consumi privati è stato positivo, lo stesso (e anche di più) si può dire nei confronti degli investimenti, che sono cresciuti a un ritmo significativo per il secondo trimestre consecutivo, con passaggio a 1,3% da 1,5% t/t precedente (rivisto al rialzo da 0,8% della prima stima).
All’interno di tale segmento, non mancano comunque i decisi rallentamenti: è il caso della spesa in macchinari e attrezzature, che è frenata a 0,4% da 1,1% t/t, rivisto verso l’alto da 0,8% della prima lettura. Di contro, gli investimenti in mezzi di trasporto continuano a crescere a velocità sostenuta, accelerando anzi a 13,6% da 10,7% t/t del terzo trimestre, rivisto in aumento da 8,8% precedente.
Molto positiva è anche la crescita, per il secondo trimestre consecutivo, degli investimenti in costruzioni, che salgono dello +0,5% dopo il +0,7% t/t precedente, anch’esso rivisto decisamente in rialzo, contro -0,2% della precedente stima.
Commercio estero deludente
Come accaduto per quasi tutto il 2016, anche nella parte finale dello scorso esercizio il commercio estero ha fornito un contributo deludente: gli scambi con l’estero hanno infatti determinato un lieve apporto negativo, ma il contesto è comunque in miglioramento, visto e valutato che entrambi i flussi sono in fase di accelerazione (meglio comunque l’import che l’export: +2,2% contro +1,9% t/t).
Spesa pubblica nuovamente in aumento
Infine, nei principali componenti del dato complessivo, sosteniamo come la spesa pubblica sia tornata a crescere, per una misura di 0,6% t/t, con un contributo di un decimo al PIL, dopo essere calata nei due trimestri precedenti. Decisivo, peraltro, è stato l’apporto del settore industriale, con valore aggiunto cresciuto di 0,8% t/t per il secondo trimestre consecutivo, con un contributo di due decimi al valore aggiunto totale. Di contro, il valore aggiunto è rimasto stabile nei servizi, considerato che la diminuzione registrata dalle attività finanziarie e assicurative e dalle attività professionali e di supporto ha potuto compensare lo sviluppo negli altri comparti.
Domanda interna sempre più decisiva
In un simile contesto, è la domanda interna a trainare la crescita dell’economia nazionale, sebbene il trend stia lentamente cambiando. Sta infatti perdendo forza, gradualmente, la forza propulsiva dei consumi, con la variazione annua della spesa delle famiglie che è rallentata ulteriormente a 0,9% a fine 2016 da 1,1% il trimestre precedente e da un massimo decennale di 2% toccato nel terzo trimestre 2015.
Di contro, come abbiamo avuto modo di scorgere nei paragrafi precedenti, si sta rafforzando il ciclo degli investimenti, con la variazione annua che è salita da 3,4% a 4,2%, per un livello massimo da 10 anni a questa parte.
Per quanto attiene la domanda estera, i rapporti con il resto del mondo continuano a non contribuire allo sviluppo del PIL, anche se la parte finale dell’anno ha visto una incoraggiante accelerazione per entrambi i flussi commerciali.
Dunque, se è vero che la crescita tendenziale del PIL a fine 2016 è stata rivista marginalmente verso il basso, dall’altro lato è anche vero che il dettaglio delle componenti appare migliore del previsto. È possibile che il PIL possa mantenere l’attuale velocità di crociera (0,2% t/t, 1% a/a) anche nel corso della prima parte del 2017, ma per averne conferma (o presumibile certezza) bisognerà attendere la pubblicazione del dato sulla produzione industriale di gennaio, in uscita il prossimo 13 marzo. La produzione dovrebbe correggere parzialmente, dopo il balzo di dicembre.