Ti presentiamo una guida completa e accurata sulla popolare strategia Pivot Point, molto utilizzata sia dai trader professionisti che da quelli amatoriali, grazie alla sua semplicità e alle prestazioni che offre.
Molti scelgono di basare il proprio sistema di trading sui Pivot Point e, combinati con altri indicatori, possono portare a profitti notevoli. Va chiarito che coloro che perdono costantemente nel trading sono spesso coloro che non utilizzano alcuna strategia o la utilizzano in modo inappropriato.
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Indice
Pivot point: una panoramica generale
Se lo scopo è acquisire una piena coscienza dello strumento pivot point è bene procedere per gradi, e partire dall’inizio. Ovvero, dalle informazioni generali. Può sembrare una perdita di tempo rispetto all’apprendimento delle modalità di interpretazione, ma in realtà si tratta di un passaggio propedeutico. Infatti solo attraverso un percorso che vada dal generale al particolare è possibile contestualizzare informazioni e indicazioni, e farle veramente proprie.
Il riferimento è in particolare alle esigenze che hanno mosso la creazione dell’indicatore. Comprendere per quale motivo un indicatore, piuttosto che un semplice strumento di analisi, è stato creato vuol dire porre le basi per utilizzarlo con cognizione di causa. Tra l’altro, i pivot point non nascondono insidie da questo punto di vista, e anzi manifestano la loro utilità in maniera chiarissima.
Una definizione di punto pivot
Un punto pivot è un livello di prezzo. Nello specifico è un punto di prezzo particolare, raggiunto il quale il target fa fatica a proseguire nel suo trend. Ciò vale, ovviamente, in un senso come nell’altro, dunque in caso di trend ascendente come nel caso di trend discendente.
I pivot point sono dunque livelli di prezzo “significativi”, e lo possono essere per i più svariati motivi. Psicologici, se il pivot point esprime una cifra tonda; tecnici, dunque basati su modelli ed evidenze statistiche; storici se coincidono con i minimi e con i massimi.
In realtà, a ciascuno di questi approcci corrisponde un metodo di individuazione diverso. I trader principianti sarebbero portati a pensare che alcuni metodi sono più precisi di altri, ma la questione è parecchio più complicata. Ne parleremo nei prossimi paragrafi.
Differenze tra pivot point e resistenze / supporti
Chi se ne intende già di trading, magari anche senza praticarlo direttamente, avrà certamente notato che la definizione di pivot point è molto simile a quella dei supporti e resistenze. Anche questi, infatti, sono livelli di prezzo che impongono all’asset una spiccata difficoltà nella prosecuzione del trend, rispettivamente del trend ascendente e di quello discendente. In effetti, questa somiglianza è giustificata.
Pivot point da un lato e supporti & resistenze dall’altro, infatti, sono praticamente la stessa cosa. Anzi, supporti e resistenze sono varianti analitica utili dei pivot point. Ovviamente, qui considereremo solo i pivot point utili, dunque strumenti funzionali a una superiore comprensione del mercato e all’estrazione di segnali operativi. Dunque, d’ora in avanti quando parleremo di pivot point faremo riferimento, in maniera collettiva e generica, ai supporti e alle resistenze.
Perché i pivot point sono utili
L’utilità dei pivot point è chiara anche solo leggendo la definizione. Se è vero che esiste un prezzo che innesca una dinamica di resistenza rispetto al trend, a prescindere dalla sua direzione, allora è possibile trarre segnali dalla semplice interazione tra questo livello di prezzo e il prezzo raggiunto concretamente dall’asset.
Nello specifico, se tale dinamica produrrà un movimento uguale e contrario, ciò potrebbe essere interpretato come un segnale di inversione. Mentre se produrrà una prosecuzione del trend ciò potrebbe essere interpretato come un segnale di rafforzamento del trend tesso, capace persino di superare il punto pivot.
Questa, in realtà, è la base dell’utilizzo analitico e operativo dei pivot point, che tratteremo in alcuni dei prossimi paragrafi.
Come si calcolano i pivot point
Prima di affrontare il complesso tema dei segnali, e quindi dell’interpretazione vera e propria dei segnali, è bene chiarire qualche aspetto circa la loro formazione. Ovvero elencare i vari metodi di calcolo che consentono di individuare i pivot point. Come spiegato qualche riga fa, non esiste un metodo più efficace in assoluto, ma tutti possono essere utilizzati a seconda delle esigenze.
Come noterete proseguendo nella lettura, alcuni metodi sono più tecnici e coinvolgono strumenti altrettanto complessi, altri invece sono così semplice da essere impiegati manualmente e senza grande dispendio di energia. Ovviamente, i metodi sono numerosi, ma in questa sede ne tratteremo solo tre, ovvero quelli più utilizzati ma comunque in grado di rappresentare i vari approcci attualmente a disposizione di chi vuole individuare pivot point affidabili.
Il metodo dei minimi e dei massimi
E’ probabilmente il metodo più semplice in assoluto. Di base, si potrebbe utilizzare senza l’ausilio di nessuno strumento particolare, sebbene comunque la tecnologia, anche in questo caso, possa offrire un contributo significativo. Ad ogni modo, si prendono come riferimento i minimi e i massimi e, di fatti, si assegna loro la qualifica di pivot point. Nello specifico, i minimi diventano pivot point ribassisti, quindi supporti; i massimi diventano pivot point rialzisti, quindi resistenze.
Quali minimi e quali massimi utilizzare? D’altronde ce ne sono tanti: giornalieri, settimanali, mensili, di sempre etc. In realtà dipende dall’orizzonte temporale con cui operate. Per esempio, il trading intraday richiede minimi e massimi giornalieri. Tra l’altro, vista la loro vicinanza ai prezzi reali, sono anche i più affidabili.
Le medie mobili
Un altro sistema efficace per individuare i pivot point consiste nello sfruttamento “alternativo” delle medie mobili, ovvero applicando ad esse un meccanismo interpretativo diverso al solito, a partire dalla loro formazione. Si tratta, infatti, di produrre due medie mobili contemporaneamente, una lunga e una molto lunga.
In questo modo, la media mobile che si pone al di sotto del prezzo diventa un insieme di punti di pivot ribassisti con funzione di supporto, mentre la media mobile che si pone al di sopra del prezzo diventa un insieme di pivot point rialzista con funzione di resistenza.
Si parla di “insiemi” di punti in quanto le medie mobili sono delle linee. Questo non è un handicap, anzi: si ottengono dei pivot point dinamici, che seguono il mercato e dunque più affidabili perché sempre aggiornati.
Gli indicatori
Questo è un sistema leggermente più complicato, ma che può fornire alcuni spunti interessanti, come l’opportunità di ricevere segnali di natura diversa utilizzando un solo strumento. In primo luogo occorre scegliere indicatori che facciano uso di una media mobile e, allo stesso tempo, di varianti che prendono in considerazione i range di prezzo più probabili.
Il più adatto, in questo caso, è l’indicatore Bande di Bollinger. Rimandiamo a questo articolo per un approfondimento, qui però possiamo anticipare la possibilità di utilizzare la linea inferiore come punto pivot ribassista e dinamico, e la linea superiore come punto pivot rialzista e dinamico.
Come si usano i pivot point
I pivot point sono relativamente facili da utilizzare. Si può affermare infatti che la difficoltà sta proprio nel rintracciarli. Tutti i metodi sono adatti ed efficaci in astratto, ma è la contingenza del mercato a rendere un sistema migliore dell’altro in quella specifica situazione. Una volta rintracciati i pivot point, e magari aver raccolto delle resistenze e dei supporti dinamici, è sufficiente – si fa per dire – analizzare le interazioni che il prezzo produce con gli stessi pivot point.
In questo modo è possibile ottenere dei segnali affidabili (pur considerare un certo margine di errore) e operare con cognizione di causa.
I segnali di inversione
Come si ottengono i segnali di inversione? Gli ingredienti sono un asset in trend, ovviamente, e i pivot point, si spera dinamici.
Si ottiene un segnale di inversione quando un asset in trend ascendente incontra un punto pivot con funzione di resistenza ed esegue un rintracciamento, per quanto accennato.
In maniera del tutto analoga, si ottiene un segnale di inversione quando un asset in trend discendente si avvicina o tocca un punto pivot con funzione di supporto ed esegue anche in questo caso un ritracciamento più o meno accennato.
Come già accennato, è bene che i pivot point siano dinamici, dunque espressi all’interno di una linea.
I segnali di continuazione
Per quanto riguarda i segnali di continuazione, il discorso è radicalmente diverso. Non si parla di rimbalzo, infatti, ma di sfondamento vero e proprio.
Ad ogni modo, ipotizzando un trend ascendente, si ottiene un segnale di continuazione quando l’asset non solo tocca un punto pivot con funzione di resistenza, ma addirittura lo oltrepassa e prosegue la sua marcia. Significa che il trend è così solido da superari, appunto, le zone di resistenza.
Se invece ipotizziamo un trend discendente, il prezzo deve avvicinarsi, toccare e poi “sfondare” un punto di pivot con funzione di supporto. Il meccanismo è comunque lo stesso.
Una controindicazione
Come abbiamo visto, i pivot point, proprio come fanno i supporti e le resistenze propriamenti detti, sono in grado di fornire segnali di inversione o continuazione, ovvero indicazioni affidabili circa il comportamento che il prezzo adotterà da qui a breve.
Tuttavia, proprio come accade per la maggior parte degli strumenti di analisi, i pivot point da soli non bastano. Non possono rappresentare gli unici ingredienti per una buona analisi tecnica. Anche perché, tanto per citare un problema, non dicono nulla sui volumi, dunque non sono in grado di segnalare le eventuali situazioni di ipercomprato e di ipervenduto. E’ ovvio: in questo modo le possibilità di imbattersi in un falso segnale sono numerose.
Che fare? La soluzione è semplice, per quanto abbastanza laborioso: è necessario accompagnare lo studio dei pivot point con l’impiego di altri strumenti, quasi come fungessero da controprova. Gli indicatori capaci di integrare meglio il comunque grande lavoro che fanno i pivot point sono quelli afferenti alla categoria degli “oscillatori”. Uno degli oscillatori più utili in questo caso è stato oggetto di un nostro articolo: è l’RSI, il Relative Strenght Index.
L’importanza di avere un buon broker
Nel nostro articolo abbiamo già introdotto l’importanza degli strumenti di trading come pivot point, medie mobili, indicatori e oscillatori, ma è importante sottolineare anche che la scelta del broker è altrettanto cruciale per il successo nel trading. Il broker è colui che fornisce l’ambiente di trading e determina in gran parte le possibilità di successo nell’attività di trading. Pertanto, è essenziale dedicare del tempo per la scelta e la valutazione del broker giusto.
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Considerazioni finali
In questa guida abbiamo esaminato la strategia Pivot Point come un metodo certificato e altamente efficace per il trading.
Essenzialmente basata sulle movimentazioni del prezzo, la strategia non presenta particolari controindicazioni ed è relativamente facile da utilizzare. Tuttavia, per identificare i migliori punti Pivot, è necessario allenare il proprio occhio attraverso la pratica su un conto Demo.
Per questo motivo, forniamo una tabella di riferimento con i migliori broker in Italia, dove è possibile registrarsi gratuitamente e fare pratica sulla piattaforma.
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Altri indicatori tecnici:
Un Pivot Point è un indicatore tecnico utilizzato in analisi tecnica per determinare i livelli di supporto e resistenza dei prezzi.
Il Pivot Point viene calcolato sommando il prezzo di chiusura del periodo precedente con i livelli di supporto e resistenza.
I Pivot Point sono utilizzati dai traders per identificare i punti di inversione del mercato e determinare i livelli di stop loss e di take profit. Possono anche essere utilizzati insieme ad altri indicatori tecnici per ottenere segnali di trading più affidabili.