Secondo quanto sancisce un rumor catturato dal Wall Street Journal e supportato da alcuni analisti finanziari, il FOMC starebbe lavorando per poter approntare una strategia utile per poter ridurre in maniera graduale i reinvestimenti dei titoli in scadenza. In particolar modo, afferma il quotidiano statunitense, il Comitato di politica monetaria starebbe considerando di attuare due rialzi dei tassi fed funds, e poi intraprendere un periodo di pausa, e iniziare il tapering dei reinvestimenti entro fine anno, in modo da ridurre il più possibile i rischi di turbolenza sui mercati.
Difficilmente si avranno delle conferme di ciò dalla imminente pubblicazione dei verbali della riunione di marzo (prevista per domani), mentre è probabile che da tali dossier possa emergere qualche indicazione più operativa di quanto visto finora sul tema del bilancio. Per il momento, un numero elevato di partecipanti al FOMC ha avuto modo di segnalare l’opportunità di considerare la riduzione del bilancio entro la fine dell’anno: un motivo per poter procedere anche sulla strada della normalizzazione del bilancio, oltre che su quella della normalizzazione dei tassi, sarebbe l’incertezza riguardo alla composizione del Board in futuro. Per il momento mancano 3 membri (su 7) e nel 2018 scadranno i mandati di presidente di Yellen e di vice-presidente di Fischer. Il Board ne risulterà quindi essere quasi completamente rinnovato, nella sua composizione e nella leadership, entro l’anno prossimo.
Deflatore core su livelli coerenti con la stabilità
Per quanto concerne lo scenario macro, tra gli ultimi dati pubblicati – e in attesa di giungere al clou di venerdì, quando verrà pubblicato l’employment report – rileviamo che la spesa personale nel corso del mese di febbraio è aumentata di solo 0,1% su base mensile, dopo 0,2% mese su mese a gennaio; in termini reali, la spesa cala di -0,1% sub base mensile, ribadendo la previsione che i consumi nel primo trimestre segneranno un netto rallentamento dopo il dato forte dell’autunno (+3,5% t/t ann.).
Per quanto attiene i dati sui redditi, il reddito personale è in rialzo solido, +0,4% su base mensile (+4,6% su base annua), dopo +0,5% su base mensile di gennaio, sulla scia di un incremento solido dei salari (+0,5% su base mensile). Il reddito disponibile cresce di 0,3% mese su mese (+0,1% mese su mese in termini reali) e determina un rialzo del tasso di risparmio a 5,6% da 5,4% di gennaio.
Passando quindi ai dati relativi all’andamento del deflatore dei consumi, questo manifesta una variazione piuttosto modesta a febbraio (+0,1% su base mensile) e supera il 2% anno su anno per la prima volta da aprile 2012. Il deflatore core sale di 0,2% su base mensile, mentre su base tendenziale l’indice core è in aumento di 1,8% come a gennaio.
Complessivamente, i dati non sembra essere giudicabili stupefacenti, e sono sostanzialmente in linea con la previsione di un rallentamento dei consumi nel 1° trimestre, seguito da una probabile ripresa nel 2° trimestre, grazie alla dinamica solida del reddito da lavoro. Sul fronte dei prezzi, l’obiettivo Fed è stato raggiunto, ma le pressioni esistenti non lasciano intendere che il conseguimento sia definitivo.
Occhi aperti sui prossimi giorni
Concludiamo infine ribadendo che, come abbiamo previsto qualche giorno fa, la settimana porterà in dote qualche dato di grande rilievo che potrebbe condizionare le prestazioni del dollaro positivamente (nell’ipotesi di sorprese ottimistiche) o negativamente (nell’ipotesi di cocenti delusioni).
Tra gli eventi più rappresentativi c’è sicuramente quello di domani, con la pubblicazione dei verbali FOMC, ma difficilmente da tali osservazioni si avrà modo di ottenere qualche sorpresa rispetto al quadro già tracciato. Meglio invece riservarsi qualche margine di variabilità per la pubblicazione dell’employment report di marzo, in uscita venerdì, per il quale ci attendiamo dati positivi ma in rallentamento. Bisognerà dunque comprendere quanto sarà importante questo rallentamento, e se sarà o meno accompagnato da una desiderata accelerazione dei salari.
È comunque possibile che almeno per il momento sul dollaro rimanga un quadro di velata debolezza, considerato che continuano a pesare rischi politici e monetari non ancora del tutto superati (soprattutto, i primi). Riteniamo tuttavia che alla luce di potenziali dati macro economici piuttosto positivi, il dollaro statunitense possa beneficiarne contro euro e contro sterlina, con un potenziale colpo di coda finale, quando verrà pubblicato il report sull’occupazione che, come abbiamo avuto modo di ricordare in più occasioni anche nell’odierno approfondimento, potrà probabilmente rappresentare il dato macro di maggiore spessore nel calendario di pubblicazioni macroeconomiche dei prossimi giorni.
In ogni caso, riteniamo altresì che i movimenti in rialzo e (soprattutto) in ribasso, saranno marginali anche in caso di scostamenti significativi nella pubblicazione dei dati di cui sopra. Molto dipenderà intuibilmente anche dal rapporto di forza con l’euro e con la sterlina, attese da qualche delucidazione in merito – principalmente – alla guidance in corso di formazione in seno alla BCE, e al posizionamento delle parti dopo il via dei negoziati sulla Brexit.