Un presidente… a peso d’oro. Mentre in casa Sampdoria si discute del rinnovo di Matias Silvestre, l’unico giocatore della rosa insieme a Cassano a scadenza nel 2017, e proprio come FantAntonio non lontano dall’addio ai colori blucerchiati anche per divergenze economiche, all’interno del tifo doriano si discute dello “stipendio” del presidente.
L’ultimo Cda della Sampdoria ha infatti deliberato che Ferrero ottenga un “ingaggio” annuo di 960.000 euro, cui aggiungerne 20.000 per la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione. Una cifra giustificata dai compiti di Ferrero, relativi al tesseramento calciatori, alla ricerca di sponsorizzazioni e ai rapporti con le istituzioni e ovviamente da intendere al lordo, perché come noto solo i calciatori discutono i propri ingaggi al netto. Quindi in realtà l’ingaggio di Ferrero è inferiore al mezzo milione netto: poco più della metà di mister Giampaolo, ma anche qualcosa in più rispetto a Schick, una delle rivelazioni della prima parte di stagione della Samp.
Qualcosa non va? Probabilmente no, perché quello di Ferrero non è il primo caso di presidente stipendiato, ma certo colpisce che la richiesta d’ingaggio sia arrivata dalla figlia Vanessa, componente del cda. Piuttosto però a colpire è il fatto che tra i compiti riconosciuti a Ferrero ci sia quello di “stipulare i contratti relativi ai tesserati Figc”: di fatto, un presidente-padrone capace di invadere anche il campo del calciomercato Sampdoria, di chi dovrebbe essere addetto al mercato, come il ds Osti e il neo-responsabile dell’area tecnica Daniele Pradè. Un eccesso di cariche pensando ai costi del personale blucerchiato e ai conti della società, che sono comunque in miglioramento. Il bilancio 2016 infatti segnerà numeri ancora migliori rispetto a quello del 2015, chiuso con un rosso di appena 1,38 milioni, un risultato lusinghiero rispetto agli ultimi due bilanci dell’era Garrone (-13 nel 2013 e -25 nel 2014, quando Garrone ereditò la Samp).
Merito di una campagna acquisti in entrata volta alla valorizzazione di giovani talenti a basso costo, ma anche delle cessioni di inizio 2016, su tutte quelle di Soriano e Eder, che hanno dato ossigeno ai conti. Oltre che del noto “lascito” di 8 milioni da parte della gestione precedente. Certo questo non basta ancora per fare della Samp un’aspirante grande del calcio italiano. Per crescere c’è bisogno di far aumentare i ricavi, oggi nell’ordine di 50 milioni. In che modo? Le ambizioni, messe per il momento da parte le voci su un possibile cambio di proprietà, sono legate alla patrimonializzazione del centro sportivo, mentre è lontano il sogno di sbloccare la vicenda legata all’acquisto di Marassi. Semmai si può lavorare sul lato marketing, il settore che ha vissuto i maggiori cambiamenti dopo il passaggio di proprietà e che non rappresenta ancora una voce all’altezza nel bilancio, e da quello del merchandising: in base a un recente studio, la Samp è la quinta società meno “cara” della Serie A per il pacchetto sciarpa ufficiale-abbonamento-maglietta, dal costo di 271 euro. Difficile chiedere più partecipazione ai tifosi, ma dall’altra parte alzare i prezzi non sarebbe popolare…