In Italia il tasso di disoccupazione è risultato pari all’11,9% nel mese di gennaio, ultimo mese al quale è possibile la statistica ufficiale da parte dall’Istat. Il dato si mostra invariato rispetto al mese precedente ed è comunque inferiore al 12% che era stato precedentemente stimato per il mese di dicembre, e che poi era stato rivisto al ribasso di un decimo di punto.
Nel mese di gennaio, gli occupati sono tornati a crescere di 30 mila unità dopo il calo di -11 mila unità registrato nel corso del mese di dicembre, con un incremento che tuttavia è stato incapace di trascinare al ribasso la disoccupazione, considerato che tale crescita è stata ancora una volta compensata dalla diminuzione degli inattivi (scesi di -42 mila unità, con il tasso di inattività che, al 34,6%, rimane ora intorno ai minimi storici).
La crescita degli occupati
Più nel dettaglio, la crescita del numero degli occupati del mese di gennaio ha interessato principalmente gli uomini (+48 mila unità, compensato da un calo all’incirca nella stessa misura degli inattivi) e, ancora una volta, gli ultracinquantenni (+40 mila unità). Tra i giovani (cioè tra le persone di età compresa tra 15 e 24 anni), il tasso di disoccupazione è sceso a 37,9% da 39,2% di dicembre, frutto di un incremento non degli occupati (che sono risultati stabili) ma degli inattivi (+30 mila unità).
Contrariamente a quanto accaduto il mese scorso, l’aumento degli occupati totali nel mese di gennaio sarebbe riconducibile ai dipendenti permanenti (+21 mila unità) e ai lavoratori indipendenti (+36 mila), mentre tornano a calare i dipendenti temporanei (-28 mila).
Su base annua, l’occupazione conserva una tendenza positiva, ma perde in velocità rispetto al periodo precedente, con una crescita di 236 mila unità (+1%), da 258 mila (+1,1%) registrato a dicembre, e contro il massimo registrato ad aprile dell’anno scorso con +412 mila unità (+1,8%). In maniera più dettagliata, a perdere potenza è principalmente il trend per i dipendenti permanenti (+57 mila unità su base annua, dimezzate rispetto al mese precedente e ai minimi da un anno e mezzo a questa parte).
Un mercato del lavoro piuttosto contrastato
I dati di cui sopra ribadiscono che la tendenza per il mercato del lavoro è ancora piuttosto controversa, e che il recupero dell’occupazione che aveva preso il via nel 2014 ed era poi riuscito a proseguire nel 2015 ha perso parte del suo slancio a causa dell’esaurimento degli incentivi sulle assunzioni a tempo indeterminato.
In aggiunta a quanto sopra, si noti come la tendenza su base annua dell’occupazione rimanga positiva solo per gli ultracinquantenni, principalmente a causa dell’incremento dell’età pensionabile. Ma cosa accadrà in futuro?
Anzitutto, è molto probabile che nei prossimi mesi possa avvenire un nuovo calo degli inattivi, cosa che – se da una parte è sicuramente favorevole – dall’altra non potrà che esercitare una significativa pressione verso l’alto sul tasso di disoccupazione. In secondo luogo, non bisogna dimenticare che le indagini di fiducia delle imprese hanno evidenziato negli ultimi mesi un recupero delle intenzioni di assunzione, in particolare nell’industria.
È possibile che i due effetti possano compensarsi, alternandosi nella prevalenza. Complessivamente, il tasso di disoccupazione 2017 potrebbe calare lievemente rispetto al 2016, giungendo in media d’anno a 11,6%, contro l’11,7% del 2016 e l’11,9% del 2015.