Innovazione e startup

Torino e le start up: un aiuto per risolvere i problemi sul modello californiano

Una città si trova, ogni giorno, a fare fronte a diversi ed eterogenei impegni, che meritano di sfruttare le nuove tecnologie per diventare più snelli e facili da svolgere, friendly nei confronti dei cittadini e appetibili dal punto di vista della richiesta economica. Dai database che immagazzinano informazioni sugli eventi calamitosi fino alle piattaforme che organizzano i volontari in caso di emergenza, dall’app che serve per prenotare i servizi comunali fino ai software che servono per semplificare il bilancio, la tecnologia può sicuramente dare una mano alle città e ai cittadini.

Il modello di riferimento è, attualmente, la città metropolitana di San Francisco, che ha deciso di rivolgersi alle start up lanciando una call pubblica. Alla chiamata hanno risposto tante aziende innovative, il che non stupisce perché la California è la patria dell’innovazione e di questa tipologia di imprese. Dopo sedici settimane di selezione, sono state quindi individuate le aziende che hanno saputo fornire le soluzioni più efficaci alle domande della pubblica amministrazione, in un processo virtuoso che vede legare l’innovazione delle imprese private con le necessità degli enti statali più connesse ai cittadini e all’amministrazione. Ecco che Torino, forse la più innovativa città italiana dopo Milano, ha deciso di ispirarsi a questo intelligente modello e ha messo in piedi un network di start up sul modello di San Francisco.

Dalla California a Torino: una rete di imprese per l’innovazione

Il progetto californiano, nel dettaglio portato avanti dal sindaco di San Francisco Edwin M. Lee è stato ribattezzato Stir: Start up in Residence e si propone l’obiettivo di realizzare una vera e propria rete di cento città nell’arco temporale di cinque anni. Torino è stata una delle prime ad aderire al progetto e nelle scorse settimane l’assessore all’innovazione Paola Pisano si è recata in visita nella città californiana per siglare un’intesa che verrà definita nei prossimi giorni.

Lo sviluppo del progetto sarà veloce e tangibile, in puro modello americano, ovvero Palazzo Civico si impegnerà a lanciare una propria ‘chiamata’ alle start-up, chiedendo loro di mettersi al lavoro per trovare la soluzione più adatta a risolvere e porre rimedio ad alcune problematiche ben note. Tutto può iniziare dall’efficientamento del call center comunale, che chiede di essere restaurato per diventare più vicino ai bisogni del cittadino che necessita di interloquire con la Pubblica Amministrazione. Seguendo il modello della città californiana, anche in questo caso il dead time temporale sarà di sedici settimane, periodo di tempo che l’amministrazione comunale si riserva per valutare i progetti più fattibili e più rapidi.

Un living lab che unisce start up e pubblica amministrazione

Il progetto è stato inteso come un vero e proprio living lab, un laboratorio che permetterà alle aziende di testare le loro idee innovative e ali dipendenti comunali di essere coinvolti nel processo di ammodernamento della Pubblica Amministrazione. Del resto, il legame del comune con la realtà di San Francisco è frutto delle conoscenze in ambito universitario dell’attuale assessore, quindi si tratterà di un percorso che mira ad unire felicemente lo studio e la ricerca con la realizzazione pratica degli obiettivi preposti dalle aziende innovative operanti nel paese.

Il comune ha messo in piedi un team di start up e di ingegneri che sta lavorando a stretto contatto con l’assessorato e che sta cercando di migliorare, giorno dopo giorno, la qualità e l’efficienza dei servizi offerti al cittadino. La dimensione guarda alla velocità di realizzazione, quindi non più a progetti a lungo termine, che rischiano di arenarsi e di spendere tante risorse pagate dai contribuenti, ma progetti di rapida entità, che possono essere attuati velocemente e quindi raffinati in seguito.

Il progetto Stir rispolvera inoltre un’idea arrivata dalla ex giunta Fassino chiamato InnovaTo, che si proponeva di coinvolgere i dipendenti comunali nella progettazione di soluzioni innovative. Le migliori idee verranno inviate alla European Innovation Academy, un acceleratore di imprese strettamente legato a un fondo d’investimento della Silicon Valley, che grazie alla spinta dell’Università e del Politecnico cittadino permetterà di sviluppare i progetti per tre settimane con i dipendenti comunali che li hanno ideati.

Il dubbio che sta alla base dell’intero progetto interessa i fondi, Ovvero come verranno pagati questi progetti di ampio respiro? Ancora una volta il modello al quale ispirarsi è quello statunitense perché il comune stesso si è offerto di diventare un laboratorio dove testare le soluzioni. La start up non riceverà una retribuzione, ma il progetto potrà essere trasformato in business dopo essere stato testato su comuni di ampia entità come San Francisco. La start up potrà quindi costruire un biglietto da visita non da poco da ‘giocarsi’ in ambito nazionale e internazionale.

Uno sforzo per testare prodotti e servizi da vendere in futuro

Replicare questo sistema in toto potrebbe non essere completamente attuabile in un comune non altrettanto prestigioso come Torino, ma i presupposti per la buona riuscita del progetto ci sono tutti, perché potrebbe trattarsi di una sorta di piattaforma di prova, dove le start up potranno testare la bontà e l’efficienza dei loro servizi e dei loro prodotti. Una volta validata l’efficacia, il passaggio da test a modello di business potrebbe essere breve e quindi portare beneficio alle società innovative che ci credono. Si tratterebbe, a conti fatti, di una sorta di palestra, che nella pubblica amministrazione vedrebbe attuarsi il lancio e la prova dei servizi, per affinarne le caratteristiche e preparare il lancio sul mercato nazionale e internazionale.

Tante sono le basi di partenza, perché tanti sono i settori che necessitano di essere ammodernati e resi più snelli all’interno della pubblica amministrazione. Lo stesso software o la stessa applicazione impiegati nel miglioramento del centralino del comune potrebbero, un giorno, diventare una base da proporre alle aziende di tutto il mondo e quindi spianare la strada alla start up che ci ha creduto. Anche in questo caso, il lavoro chiede rodaggio, ma partire con una base di prova autorevole quale il comune di Torino, soprattutto se legato ad aspetti istituzionali e accademici, può decisamente portare salute e prestigio alle start up del paese, nonché una visibilità che da sola potrebbe indurre interesse da parte degli investitori.

Il nostro punteggio
Clicca per lasciare un voto!
[Totale: 0 Media: 0]

Sull'autore

Lorenzo Moretti

Lorenzo Moretti è un pioniere delle criptovalute in Italia, la cui carriera decolla dopo aver scoperto il paper di Satoshi Nakamoto nel 2008. Da studente universitario con una forte passione per matematica e tecnologia, Lorenzo approfondisce lo studio del Bitcoin, posizionandosi tra i primi investitori italiani in questa criptovaluta. La sua visione anticipata gli consente di accumulare un notevole portafoglio di criptovalute ben prima che queste catturassero l'interesse del grande pubblico. Negli anni, Lorenzo si afferma come un'autorità nel settore delle criptovalute, guadagnandosi un riconoscimento internazionale attraverso partecipazioni a conferenze, collaborazioni con startup blockchain e contributi a progetti di ricerca all'avanguardia. La sua fama nel settore è alimentata dalla capacità di anticipare le tendenze di mercato e ottenere investimenti di successo. Oltre a concentrarsi sugli investimenti, Lorenzo dedica tempo all'educazione finanziaria relativa alle criptovalute, autore di articoli e guide volti a demistificare l'argomento per un pubblico vasto. La sua traiettoria dimostra come la passione, il sapere e la determinazione possano trasformare un interesse personale in una carriera di spicco nel dinamico mondo delle criptovalute.