I primi 100 giorni di Donald Trump sono alle spalle, con le intuibili code polemiche e retoriche. Ma che cosa potrebbe avvenire nei prossimi 100?
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I 100 giorni: una scadenza che ha pesato
Cominciamo con il rammentare che i primi 100 giorni dell’amministrazione Trump hanno rappresentato un traguardo piuttosto sentito per lo staff del presidente. E, sotto tale profilo analitico, non stupisce il fatto che proprio in prossimità della scadenza di questo primo step Trump abbia voluto fornire un’accelerazione su numerosi fronti, probabilmente con la volontà di poter mettere in archivio qualche parvenza di risultato, dopo settimane di tentativi inconcludenti.
Riforma tributaria
In tale ambito, il primo punto di attenzione è certamente rappresentato dalla riforma tributaria, con lo scheletro della possibile riforma (anche se molti analisti si sono limitati a definirla come un corposo taglio), rappresentata da una massiccia riduzione delle aliquote.
In particolare, per le imprese, la riduzione dell’aliquota sulle società per azioni passa da 35% a 15%, mentre per le società non per azioni la riduzione c’è una flessione ancora più corposa, con allineamento con quelle per azioni (da 39,6% a 15%). Qualche novità arriva anche per le famiglie, in un’ottica di semplificazione del numero delle aliquote (che passano da 7 a 3) e con riduzione dell’aliquota massima (da 39,6% a 35%), e contestuale aumento della detrazione sui redditi bassi. Viene ionltre introdotta l’eliminazione della sovrattassa sui redditi da investimenti di 3,8% introdotta con Obamacare, dell’Alternative Minimum Tax, dell’imposta di successione e della detraibilità delle imposte statali e locali.
Alla luce di ciò, emerge chiaramente quanto possa essere potenzialmente molto impattante una riforma tributaria che in alcuni casi dimezza le aliquote sulle imprese, e porta comunque diminuzioni non irrilevanti per le famiglie. Quanto basta per poter compiere qualche riflessione preliminare, pur nella consapevolezza che almeno per il momento (e lo sarà ancora per un po’) non ci saranno dettagli rilevanti per valutare l’impatto delle misure.
In primo luogo, è ben possibile che possa volerci ancora del tempo e del lavoro di mediazione per poter disporre di un piano operativo e accettabile alle diverse fazioni repubblicane, rendendo difficile una semplificazione del sistema tributario. Inoltre, l’approvazione della riforma tributaria con ogni probabilità incrementerà il deficit su tutto l’orizzonte prevedibile, anche oltre i 10 anni previsti inizialmente. Infine, il piano avrà durata di 10 anni e non sarà permanente, considerando che per renderlo strutturale occorrerebbe procedere con una serie di revisioni proibitive, almeno per il momento. L’avvio di un piano a scadenza e non strutturale potrebbe nuocere in parte all’immagine di Trump e alla credibilità del programma.
Riforma sanitaria
Occupiamoci quindi, pur brevemente, della riforma sanitaria. Dopo il flop di qualche settimana fa, con la proposta di superamento dell’Obamacare che è stata ritirata dal leader della Camera Ryan poco prima che arrivasse al voto (senza disporre della maggioranza necessaria), l’Amministrazione ha dapprima dichiarato che la riforma sanitaria sarebbe stata tolta dall’agenza, per poi rivitalizzare l’ipotesi di una revisione eliminando alcune componenti osteggiate dai repubblicani conservatori, che potrebbero ora permettere un’approvazione alla Camera.
Si tratta, insomma, di un nuovo cambiamento di opinione da parte di Trump, ora intenzionato nuovamente a far sul serio anche sul fronte della riforma sanitaria (ci sono tuttavia le incognite maggiori che lo attendono al Senato).
NAFTA
Negli ultimi giorni sono comparse una serie di insistenti indiscrezioni riguardo a un possibile imminente recesso unilaterale dal NAFTA da parte degli USA. Anche in questo caso, Trump ha poi compiuto una smentita, dichiarando che per il momento non aprirà la procedura di recesso dal trattato e, anzi, lavorerà per negoziare un nuovo trattato. Nel caso in cui i termini di un futuro accordo non siano equi per tutti, NAFTA verrà terminato.
Insomma, dopo settimane di silenzi e di rallentamenti, improvvisamente alla vigilia del centesimo giorno di esordio della sua presidenza sono riapparsi i pilastri della campagna elettorale di Trump: riduzione delle imposte con ampliamento del deficit, riforma sanitaria e protezionismo.
Per il momento, però, stiamo ancora parlando di intuizioni. Perfino la riforma tributaria, della quale si hanno dettagli grazie alla presentazione delle linee guida, non è ancora dettagliata e adeguatamente coperta finanziariamente. L’impressione è che, fino all’estate, non si avrà modo di comprendere che cosa potrà accadere sul fronte tributario e in altre ottiche strategiche, e che di Trump continueremo a parlare soprattutto in relazione ai temi geopolitici…