Non c’è proprio un giorno senza polemiche per la travagliata Amministrazione Trump, che si trova dinanzi a nuove accuse (più o meno circostanziate). Cominciamo comunque con il ricordare come la squadra del nuovo presidente si stia finalmente riassettando: dopo il flop della nomina di Flynn, poi dimessosi, Trump ha scelto di occupare il ruolo vacante di National Security Adviser con la figura di H.R. McMaster, un militare ancora in servizio, particolarmente rispettato negli ambienti militari, in grado di vantare una lunga carriera di successo in Iraq, con responsabilità di strategia e di antiterrorismo. Al di là di ciò, McMaster ha notoriamente la reputazione di essere personaggio poco influenzabile e fortemente indipendente, non nuovo a criticare anche le gerarchie militari di fronte a errori strategici (ha ad esempio pubblicato un discusso libro sulla guerra del Vietnam).
Un budget gonfiato?
Archiviata la necessità di sostituire il ruolo di adviser per la sicurezza nazionale, le nuove attenzioni sono state incentrate su un nuovo rumor di stampa, per il quale l’Amministrazione Trump starebbe adottando un processo che, se confermato, sarebbe effettivamente piuttosto inusuale nella costruzione del budget, con ipotesi che potrebbero rivelarsi molto ottimistiche sulla crescita economica per il prossimo decennio, che viene stimata mediamente tra il 3 e il 3,5 per cento, e poi a un ritmo del 3,2 per cento negli anni successivi.
Pare infatti che, secondo le indiscrezioni, le proiezioni sarebbero state date agli economisti del Council of Economic Advisers con la richiesta di elaborare uno scenario compatibile con queste ipotesi: in realtà, di norma sono gli economisti del CEA che producono le previsioni poi discusse con l’Amministrazione. Di norma, inoltre, il gap fra le proiezioni dell’ufficio del budget è di solo qualche decimo rispetto a quelle del CBO, mentre questa volta la differenza sarebbe di più di un punto percentuale, difficilmente giustificabile, anche ipotizzando una significativa accelerazione della produttività rispetto al ritmo attuale (0,7 per cento in media), sotto il vincolo di un rallentamento della crescita della forza lavoro dovuto a fattori demografici.
A questo punto, se le stime dell’Amministrazione dovessero rimanere davvero così elevate, lo scenario di budget non potrà che essere molto differente da quello del Congresso che deve basare il proprio scenario sulle previsioni del CBO. Sul fronte delle riforme sanitarie e tributarie, per ora non ci sono novità di rilievo, mentre proseguono le discussioni fra i repubblicani su come sostituire Obamacare.
Dollaro in rialzo
Passando a un’analisi del mercato valutario, dopo la chiusura di inizio settimana dei mercati USA per il President’s Day, il dollaro statunitense ha “aperto” le sue sessioni con un tiepido rialzo, dopo le dichiarazioni di Harker (della Federal Reserve) che in un’intervista ha dichiarato che anche la riunione di marzo è candidabile per un rialzo dei tassi. Affermazioni che hanno in buona parte ripreso quelle di Yellen, ma che non sembrano essere in grado di riportare autonomamente il dollaro oltre i massimi della settimana scorsa. La posizione prevalente della Fed al momento fa infatti dipendere il timing del rialzo dagli sviluppi macroeconomici, e in particolare dagli annunci concreti di politica fiscale. Riteniamo dunque che fino a quando la Fed non avrà tra le mani maggiori informazioni sulla politica fiscale che Trump ha intenzione di intraprendere, difficilmente il FOMC romperà gli indugi. Se non vi saranno novità, per il momento manteniamo una posizione attendista per la Fed, che non dovrebbe toccare i tassi a marzo.