Il recente risultato elettorale con il quale la Turchia diventa di fatto una repubblica di tipo presidenziale è stato accolto in maniera discretamente positiva dai mercati finanziari, evidentemente lieti di lasciarsi alle spalle un lungo periodo di incertezza politica domestica. Ma cosa avverrà da ora in poi?
Un referendum contestato
Il referendum costituzionale dello scorso 16 aprile ha dato alla Turchia un nuovo assetto istituzionale che cambia radicalmente il suo approccio rispetto a quanto finora eravamo abituati ad osservare nel paese. In linea con le attese dei principali analisti politici, per mezzo della consultazione popolare il 51,4 per cento dei votanti ha infatti espresso il proprio consenso a favore di una riforma della Repubblica Turca da parlamentare in presidenziale.
Il voto è stato ampiamente contestato dagli oppositori di Erdogan, che hanno sollevato ipotesi di brogli e di irregolarità. A dare man forte a tali opinioni è arrivata altresì l’Osce, che ha effettivamente individuato alcuni margini di scarsa trasparenza nella gestione della consultazione popolare. Come tuttavia ricordato da Erdogan, l’impressione è che per gli oppositori sia semplicemente “troppo tardi” per potersi lamentare di quanto avvenuto…
Cosa cambia in Turchia
Numerosi sono i cambiamenti che la Turchia si sta apprestando a sperimentare. Tra i principali evidenziamo come il Presidente della Repubblica sarà votato ogni 5 anni, in concomitanza con le elezioni politiche, e che avrà ampi poteri rispetto a quelli che oggi gli sono accreditati: potrà infatti nominare e revocare i ministri assumendo tutte le prerogative dell’attuale Primo Ministro (che verrà dunque privato dei controbilanciati poteri) e attribuendosi così il potere esecutivo.
Non solo. Il Presidente della Repubblica potrà cedere il suo status politico super partes guadagnando la possibilità di essere iscritto a un partito (ed assumerne qualsiasi ruolo ufficiale) e una eventuale procedura di impeachment a suo carico potrà essere avviata solamente con il supporto della maggioranza assoluta dei parlamentari invece che con un terzo previsto fin ora.
In aggiunta a quanto sopra (già di per se sufficiente per poter comprendere quanto la nuova Repubblica sarà incentrata sulla figura di Erdogan), il Consiglio dei Giudici e dei Pubblici Ministeri sarà ridimensionato a 13 membri (dagli attuali 22) di cui 6 a nomina presidenziale (mentre attualmente sono 4). Infine, lo Stato Maggiore dell’esercito non sarà più vincolato dal controllo parlamentare ma da quello presidenziale, e anche i tribunali e i giudici militari verranno di fatti aboliti. La dichiarazione di stato d’emergenza nazionale sarà competenza esclusiva del capo dello Stato.
I mercati reagiscono positivamente
Dinanzi a un simile scenario, i mercati hanno preferito mettere in secondo e presumibile piano quel che sarà la Turchia, premiando invece il fatto che – dopo settimane di incertezza – finalmente il Paese potrà vivere in un contesto più solido. Ne è conseguito il rafforzamento della lira turca e un buon trend dei listini di riferimento.