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USA: un’analisi sul lavoro, aspettando i risultati delle elezioni

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Scritto da Roberto Rossi

Negli Stati Uniti l’attenzione si sta focalizzando sui prossimi risultati elettorali della tornata odierna. Sarebbe tuttavia buona norma non sottovalutare l’importanza derivante dalla pubblicazione degli ultimi dati macro sul lavoro, uno dei perni fondamentali per cercare di orientare il FOMC verso l’attesa decisione di alzare i tassi nella seduta del prossimo mese di dicembre. Cerchiamo allora di comprendere come sia andato l’employment report, e perchè riteniamo che sia più positivo di quanto sia trapelato dalle principali analisti.

Come è andato l’employment report di ottobre

L’employment report di ottobre è tendenzialmente positivo, e fornisce qualche evidenza di progresso verso gli obiettivi della Federal Reserve, come peraltro richiesto dal FOMC per poter attuare un rialzo dei tassi di riferimento in tempi brevi e, presumibilmente, nella riunione del mese di dicembre. Nel dettaglio, gli occupati non agricoli sono aumentati di 161 mila unità, dopo 191 mila unità del mese di settembre (poi rivisto da 156 mila unità); contestualmente, i dati di settembre e agosto sono complessivamente rivisti verso l’alto di +44 mila unità.

I dati per settore

Disaggregando il dato per settore, si rileva una correzione nel manifatturiero (-9 mila unità) per il terzo mese consecutivo e un aumento solido nelle costruzioni (+11 mila unità dopo +23 mila unità a settembre). Nei servizi privati la crescita occupazionale è di 142 mila unità, con espansione diffusa e un solo “neo”, dato dalla contrazione di occupati nel commercio (- 1.000 unità): Il settore pubblico crea 19 mila posti, con una media a 3 mesi di 22 mila unità, in linea con quanto visto nell’ultimo anno. Gli occupati rilevati con l’indagine presso le famiglie, tipicamente più volatili, sono in calo di -43 mila unità, dopo +354 mila unità di settembre (media a 3 mesi, +136 mila unità).

Tasso di disoccupazione

Il tasso di disoccupazione cala a 4,9 punti percentuali dal 5 per cento del mese precedente, con una correzione della forza lavoro di -195 mila unità, dopo 4 mesi consecutivi di aumenti straordinariamente forti (media a 3 mesi, +142 mila unità). La partecipazione cala a 62,8 punti percentuali da 62,9 punti percentuali di settembre e si riporta sul livello di agosto, in linea con la media da inizio anno. Il tasso di disoccupazione allargato a scoraggiati, marginalmente attaccati alla forza lavoro e occupati part-time per motivi economici scende a 8,5 per cento, per il minimo da maggio 2008. Anche le durate media e mediana della disoccupazione sono in calo, mentre la percentuale di dimissioni volontarie aumenta significativamente, segnalando continua riduzione di risorse inutilizzate in una situazione molto vicina al pieno impiego. Le ore lavorate aumentano di 0,2 per cento mese su mese, dopo +0,4 per cento mese su mese di settembre e indicano una probabile espansione della produzione industriale. Infine, i salari orari accelerano con una variazione di 0,4 per cento mese su mese, dopo +0,3 per cento mese su mese di settembre, portando la variazione annua a 2,8 per cento anno su anno.

Valutazioni positive

Complessivamente, il rapporto sull’occupazione è sicuramente positivo, con una crescita di occupati che si mantiene sempre al di sopra di quella di break-even, e dunque sufficiente per poter mantenere il tasso di disoccupazione stabile in base al trend della partecipazione, tasso di disoccupazione basso e in calo nelle definizioni “allargate”, ore lavorate e salari in aumento solido. Gli unici elementi che appaiono essere meno positivi sono quelli relativi al calo marginale degli occupati nel commercio e al calo della forza lavoro, ma non sono comunque tali da modificare il giudizio complessivo. La correzione della forza lavoro è fisiologica dopo i forti aumenti precedenti, e il calo di occupati nel commercio, pur puntando a debolezza delle vendite al dettaglio, non deve essere sopravvalutato in un contesto altrimenti tutto positivo. Infine, l’accelerazione dei salari sembra conferire una conferma di una situazione in cui si stanno sviluppando pressioni da eccesso di domanda. E’ soprattutto questo ultimo elemento a fornire le indicazioni più solide a favore di un rialzo dei fed funds a dicembre, sempre che non ci siano scosse dal risultato del voto dell’8 novembre.

In tal proposito, per sapere come andrà la tornata elettorale di oggi bisognerà attendere la giornata di domani (per l’Italia) quando usciranno i dati sulle preferenze degli statunitensi. Lo scenario centrale che preferiamo assumere è sicuramente quello rafforzato dalla buona notizia (almeno, per i democratici) relativo alla dichiarazione dell’FBI secondo cui nel comportamento di Hillary Clinton quando era Segretario di Stato (il c.d. “e-mailgate”) non vi sarebbe niente di illegale. Pertanto, anche in virtù della posizione rafforzata da parte di Clinton, tale da poter convincere qualche indeciso a propendere verso parte democratica, riteniamo che lo scenario più probabile sia quello di una vittoria netta della Clinton: non schiacciante, ma comunque sufficiente affinchè non vi siano contestazioni. Il problema (economico), è tuttavia legato al fatto che Clinton si troverà a governare con una Camera repubblicana e un Senato spaccato, dovendo pertanto fare i conti, per almeno il primo biennio, con un potenziale stallo istituzionale.

Bilancia commerciale

Ad esser pubblicati oggi sono stati anche i dati della bilancia commerciale statunitense, che a settembre registra un deficit di -36,4 miliardi di dollari, il più contenuto da febbraio 2015, dopo 40,5 miliardi di agosto. Le esportazioni sono ancora in aumento solido (+0,6 per cento su mese, per il quarto incremento consecutivo) grazie ai beni di consumo e capitali, che hanno più che compensato l’ampia correzione nel comparto agricolo (con una contrazione a due cifre della soia, che compensa il balzo di luglio). Le importazioni calano di -1,3 per cento su mese, dopo +1,2 per cento su mese di agosto. Gran parte delle informazioni erano già note, dalla pubblicazione della bilancia dei beni preliminare, incluso l’ampio contributo positivo del canale estero alla crescita del PIL del terzo trimestre.

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Sull'autore

Roberto Rossi

Roberto Rossi è un professionista con una consolidata carriera nel settore dell'informatica e dei mercati finanziari, distintosi per la sua profonda passione e competenza in entrambi i campi. Laureato in Informatica, Rossi ha iniziato la sua carriera tecnologica con un forte impegno nell'innovazione e nello sviluppo software, contribuendo significativamente a progetti di rilievo nel settore tecnologico.

La sua curiosità intellettuale e la predisposizione alla continua evoluzione professionale lo hanno spinto, circa vent'anni fa, a esplorare con fervore il mondo dei mercati finanziari. Questo nuovo percorso ha segnato l'inizio di una proficua fase della sua carriera, durante la quale Rossi ha approfondito le dinamiche dei mercati globali, specializzandosi in strategie d'investimento e analisi finanziaria. La sua abilità nell'interpretare i dati di mercato e prevedere le tendenze economiche gli ha permesso di ottenere risultati notevoli come investitore e consulente finanziario.

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