Mercati

Volkswagen è il leader dell’auto: superata Toyota

Un anno di scandali, e non sentirli. È questa, in estrema sintesi, la conclusione di un anno vissuto molto intensamente per Volkswagen, con la casa di Wolfsburg che è stata investita dalle difficoltà del “dieselgate” ma che, nonostante tutto, è riuscita a chiudere l’anno conquistando sul campo lo scettro di prima casa automobilistica al mondo per vendite, dopo cinque anni di inseguimento a Toyota. La compagnia giapponese ha infatti dovuto cedere il testimone alla rivale europea, con buona pace per il colosso di Nagoya che, comunque, può accontentarsi di un non disdegnabile secondo posto.

I dati di vendita

Per capire che cosa sia successo nel 2016, possiamo partire con i dati di sintesi finale: il gruppo tedesco (conteggiando i volumi di tutti i 12 marchi internazionali che detiene, come Audi, Porsche, Seat, Skoda e Bentley) ha infatti ottenuto vendite per 10,312 milioni di auto, in aumento del 3,8%, contro la quota di 10,175 milioni di auto vendute a livello globale dai giapponesi (all’interno del cui portafoglio sono presenti anche i marchi Daihatsu e Hino), in aumento dello 0,2%. Una differenza di circa 140 mila auto che ha permesso a Volkswagen di divenire il primo venditore al mondo di auto, malgrado le conseguenze del dieselgate.

Le reazioni

Differenti, come intuibile, sono state le reazioni nelle due case automobilistiche. Dopo l’annuncio dei dati ufficiali di vendita, infatti, il titolo Toyota ha comunque chiuso poco variato al termine delle contrattazioni a Tokyo. Era nell’aria già da tempo il fatto che per la prima volta in 5 anni la casa auto nipponica avrebbe dovuto cedere il primato, e pertanto i riscontri dei mercati finanziari – che avevano inglobato tale variazioni del ruolo di leadership – sono stati piuttosto limitati.

Più interessante è invece cercare di comprendere per quali motivazioni Toyota abbia ceduto il passo al rivale tedesco: la lettura dei dati geografici di vendita dimostra infatti che la cessione del ruolo di testa della classifica dei principali produttori mondiali di auto è dovuta al rallentamento delle vendite negli Stati Uniti, mentre – di contro – Volkswagen è riuscita ad accelerare il proprio ritmo di espansione in Cina. In tal senso, non è certo casuale l’incontro programmato nei prossimi giorni tra il presidente Akyo Toyoda e il premier giapponese Shinzo Abe, poco prima che quest’ultimo parta per Washington, il 10 febbraio, per il primo meeting con il nuovo presidente statunitense Donald Trump. Qualche settimana fa Donald Trump aveva esplicitamente annunciato l’applicazione di dazi doganali di grande impatto se Toyota avesse proseguito nei propri intenti di produrre i modelli Corolla per il mercato statunitense mediante impianti messicani, e negli scorsi giorni ha nuovamente accusato le case auto giapponesi di svolgere pratiche commerciali svantaggiose per il mercato auto statunitense. Non certo un buon inizio di amministrazione nell’ottica di Toyota, che ottiene circa il 30% delle proprie vendite globali dal mercato del Nord America.

E il dieselgate?

Infine, viene da domandarsi per quale motivo Volkswagen abbia potuto ottenere la leadership mondiale proprio nel periodo che – apparentemente – avrebbe dovuto rappresentare la sfida più grande. In altri termini, un anno dopo il dieselgate e un anno prima di quanto avesse pianificato il suo CEO, Martin Winterkorn, il gruppo di Wolfsburg è riuscito a dimostrare che in Europa e in Asia l’effetto che la vicenda dei software truccati ha avuto, è stato quasi irrisorio. Ben diverso è stato invece l’impatto negli Stati Uniti, dove tuttavia la posizione di Volkswagen è più “marginale”.

In aggiunta a ciò, si tenga anche conto che Volkswagen trae i propri dati di vendita non solamente dal marchio principale, bensì dal portafoglio di altri 11 marchi che la capogruppo è riuscita a tenere lontani dallo scandalo che ha invece colpito la casa madre.

E il futuro? Volkswagen ha già annunciato di voler consolidare il proprio primato investendo sulle auto del futuro: un’operazione tanto più semplice quanto maggiori saranno le vendite, e quanto maggiore sarà la capacità di fare cassa e superare le difficoltà legate ai super costi derivanti dai nuovi prodotti e dalle multe…

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Sull'autore

Roberto Rossi

Roberto Rossi è un professionista con una consolidata carriera nel settore dell'informatica e dei mercati finanziari, distintosi per la sua profonda passione e competenza in entrambi i campi. Laureato in Informatica, Rossi ha iniziato la sua carriera tecnologica con un forte impegno nell'innovazione e nello sviluppo software, contribuendo significativamente a progetti di rilievo nel settore tecnologico.

La sua curiosità intellettuale e la predisposizione alla continua evoluzione professionale lo hanno spinto, circa vent'anni fa, a esplorare con fervore il mondo dei mercati finanziari. Questo nuovo percorso ha segnato l'inizio di una proficua fase della sua carriera, durante la quale Rossi ha approfondito le dinamiche dei mercati globali, specializzandosi in strategie d'investimento e analisi finanziaria. La sua abilità nell'interpretare i dati di mercato e prevedere le tendenze economiche gli ha permesso di ottenere risultati notevoli come investitore e consulente finanziario.

Circa dieci anni fa, Rossi ha ampliato ulteriormente i suoi orizzonti professionali dedicandosi allo studio e all'investimento in Bitcoin e altre criptovalute, anticipando la rivoluzione digitale nel settore finanziario. La sua capacità di integrare le competenze informatiche con la conoscenza finanziaria gli ha conferito una posizione di rilievo nell'ambito della blockchain e delle criptovalute, rendendolo una figura di spicco in questo settore emergente.

Dopo una vita di successi e riconoscimenti professionali, Rossi è ora guidato dal desiderio di condividere il suo vasto sapere. Con l'intento di formare le nuove generazioni, si dedica attivamente all'insegnamento e alla divulgazione, attraverso la partecipazione a conferenze, la pubblicazione di articoli e la collaborazione con istituzioni accademiche. La sua missione è quella di trasmettere non solo conoscenze tecniche, ma anche una filosofia d'investimento basata sull'analisi critica, sulla responsabilità etica e sull'innovazione.

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