Pubblicato: 8 Dicembre 2016 di Roberto Rossi
Dopo lunghe attese, è finalmente arrivato il giorno dell’ultimo meeting dell’anno per la BCE: gli auspici di una nuova svolta in senso espansivo erano già stati ampiamente formulati in occasione della riunione passata sia per i toni della conferenza stampa di Draghi che per i successivi discorsi dei membri del Consiglio che hanno confermato la disponibilità dell’Istituto a garantire sostegno al ciclo e al recupero dell’inflazione attraverso il mantenimento di condizioni finanziarie estremamente accomodanti. E adesso cosa accadrà?
Indice
Uno scenario in evoluzione
Nel senso di cui sopra, non si può che immaginare come i recenti eventi politici abbiano rafforzato il caso di un possibile aumento dello stimolo: se infatti la reazione dei mercati alla vittoria del no al referendum italiano è parsa più contenuta che nelle previsioni, lo è stato proprio per le attese della BCE, e non certo perché l’appuntamento referendario italiano sia “trascurabile”. Inoltre, sono numerosi gli appuntamenti elettorali europei per il 2017, che potrebbero vedere il prevalere di forze populiste. A questi si somma poi lo stravolgimento degli assetti ed equilibri politici internazionali a seguito dell’elezione del Presidente Trump negli Stati Uniti, che ha determinato un repentino deterioramento delle condizioni finanziare e aspettative reflazionistiche per i prezzi.
Cosa farà la BCE
In un contesto quale quello appena delineato, ci si può ben attendere che se da una lato saranno minime le variazioni per l’aggiornamento delle stime economiche, dall’altra parte la BCE, pur riconoscendo un generalizzato miglioramento dei dati macro da settembre, si stia preparando ad annunciare nuove modifiche al programma di acquisto titoli. A conclusione della riunione di oggi, pertanto, è possibile che l’istituto monetario di Mario Draghi possa finalmente estendere il programma di acquisti, anche se le modalità tecniche rimangono incerte. Il recente movimento di rialzo dei rendimenti e la possibile sospensione del vincolo di rendimento minimo per i bond acquistabili, potrebbero consentire un prolungamento sugli attuali livelli per altri sei mesi. Non è inoltre escluso che il Consiglio opti invece per una soluzione di compromesso con un’estensione di orizzonte più breve (tre mesi) e acquisti a ritmi più lenti. Appare invece molto bassa la probabilità che l’istituto possa modificare la regola secondo cui gli acquisti per i singoli stati debbono essere condotti in proporzione alle quote di capitale detenute in BCE. Una decisione in tal senso presupporrebbe infatti un consenso politico che sembra ancora lontano dall’essere stato raggiunto all’interno del Board.
I dati macroeconomici
In tale scenario, negli ultimi giorni sono stati pubblicati alcuni dati macroeconomici che denotano un’evoluzione contrastante e prudente in eurozona. Tra gli ultimi, un rimbalzo inferiore alle attese per la produzione industriale tedesca, che se da un lato torna a crescere in ottobre, dall’altro lato lo fa con un ritmo molto basso, fermandosi +0,3 per cento su base mensile, contro previsioni di +0,8 per cento su base mensile. Con riferimento invece all’indice su base annuale, la produzione cresce dell’1,2 per cento su base annua in ottobre, in rallentamento dal +1,3 per cento su base annua di settembre. Nel complesso i dati segnalano dunque una dinamica meno robusta rispetto a quella delineata dai numeri sugli ordini e dalle indagini di fiducia ma che dovrebbe comunque garantire un contributo positivo al PIL nel quarto trimestre. Il trend di lungo periodo rimane infatti positivo e in recupero rispetto alla debolezza nella parte centrale dell’anno, con la media a tre mesi che passa dal -0,2 per cento di luglio a +0,8 per cento in settembre e +1,6 per cento in ottobre. A livello settoriale sono tiepide le indicazioni per le voci core, con la produzione al netto delle costruzioni che avanza solo dello 0,1 per cento su base mensile. In termini di divisione per prodotti, risultano in aumento i beni capitali e in modesto incremento i beni di consumo che aiutano a compensare le flessioni di beni intermedi e beni di consumo non durevoli.
I mercati
In attesa dell’esito della riunione BCE di oggi i cambi valutari sono poco mossi. La decisione di Draghi di ampliare il QE oltre la sua naturale scadenza (marzo 2017) potrebbe indebolire ulteriormente l’euro ma in generale fissare la direzione di un mercato scosso dai movimenti bruschi sul dollaro dovuti alla vittoria di Trump. Per quanto invece riguarda le materie prime, le commodity sono poco mosse, con petrolio in calo sulla scia del dubbio degli operatori circa il piano di taglio della produzione concordato tra OPEC e Russia. Il 10 dicembre le due parti si incontreranno a Vienna per dare seguito ai tagli da 1,2 milioni di barili giornalieri da gennaio (OPEC) e da 600.000 barili giornalieri (non-OPEC), con la Russia che a parole intende accollarsene 300.000. Due giorni fa sono intanto state pubblicate le ultime statistiche sulla produzione di novembre, mai così elevata: un chiaro segnale dell’assunzione di atteggiamenti opportunistici in vista della prossima riduzione produttiva, che complica ulteriormente un clima di potenziale trasparenza di settore.