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Prezzi Bitcoin in calo: quali sono le motivazioni? Torneranno a crescere?

I prezzi di Bitcoin hanno sofferto un recente duro colpo, perdendo oltre 1.000 dollari da un giorno all’altro, a cominciare dalla serata di mercoledì. Si è così nuovamente scesi sotto la soglia psicologica dei 10.000 dollari per unità, aprendo ennesimi margini di incertezza sul futuro di questo asset. Ma perché i prezzi dei bitcoin stanno crollando? E riusciranno a rialzarsi con rapidità?


Grafico andamento in tempo reale del Bitcoin

Bitcoin nella serata di mercoledì è stato colpito dalla notizia secondo cui la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti ha annunciato che richiederà agli exchange di risorse digitali di registrarsi presso l’agenzia federale. Nei minuti successivi a tale notizia, che andrà a regolamentare un settore da molti ritenuto troppo nebuloso, le quotazioni sono crollate di oltre 1.000 dollari. Giovedì il token Bitcoin ha poi cercato di recuperare le sue perdite, aggirandosi intorno ai 10.000 dollari, ma senza dare l’impressione di poter sostenere stabilmente un suo prezzo attuale sopra tale soglia.

L’annuncio della SEC ha insomma scatenato timori su una rigida regolamentazione delle criptovalute, costringendo gli operatori a fare i conti con scenari futuri di difficile apprezzamento. Secondo l’agenzia, infatti, le risorse digitali che si muovono attraverso gli exchange non possono che rispettare le leggi federali, nell’auspicio che ciò serva a proteggere al meglio gli interessi degli investitori.

La SEC ha dichiarato che “se una piattaforma offre la negoziazione di asset digitali che sono titoli e opera come uno exchange, come definito dalle leggi federali sui titoli, allora la piattaforma deve registrarsi presso la SEC come borsa valori nazionale o essere esentata esplicitamente dalla registrazione”.

Insomma, con una simile presa di posizione lo staff della SEC ha espresso il timore concreto che molte piattaforme di trading online si comportino dinanzi agli investitori come veri e propri mercati regolamentati e registrati alla SEC, quando in realtà non lo sono. D’altronde, è evidente che molte piattaforme si riferiscono a se stesse come “borse”, dando così agli investitori un’errata impressione che siano regolati o rispettino gli standard normativi di una borsa valori nazionale.

Una decisione, quella della SEC, che non è stata certamente sorprendente, bensì è giunta dopo le ennesime notizie di attacchi hacker su Binance, uno dei più grandi e popolari exchange di criptovalute, dove sono state registrate delle attività sospette. E anche se Binance ha detto pubblicamente che nessun trader ha subito la sottrazione dei propri token, l’intrusione degli hacker ha nuovamente evidenziato che nella sfera crittografica sono presenti noti problemi di sicurezza.

Alcuni hanno così accolto con favore la mossa della SEC sulla scia degli eventi recenti, considerandola un passo nella giusta direzione verso la protezione dei clienti. Altri però temono che questo possa rappresentare la fine del sistema criptovalutario, almeno come oggi conosciuto.

Joseph Weinberg, consigliere speciale dell’OCSE e presidente di Shyft, ha dichiarato che “la SEC sta facendo il proprio lavoro per proteggere i consumatori dai rischi del mercato”, perché il termine “borsa di criptovalute” è un termine improprio, che ha fatto credere a molti clienti di poter godere di un falso senso di sicurezza. Weinberg ha poi spiegato che “gli exchange devono essere regolati dalla SEC”, e che “il nostro ecosistema non è mai stato bravo nel branding, il bitcoin non è in realtà una moneta, gli ICO non sono in realtà offerte di monete e le borse non sono in realtà borse”.

In realtà, le “borse crittografiche”, o exchange, sono in realtà mercati in cui acquirenti e venditori arrivano a compiere una transazione, ma senza le garanzie di un mercato regolamentato. “La maggior parte dei professionisti che costruiscono questi exchange non hanno familiarità con la legge sui titoli in cui la terminologia è molto importante. Utilizzare la terminologia di una borsa implica operazioni su titoli e mercati mobiliari”.

Weinberg ha infine rammentato che è necessario lavorare maggiormente tra agenzie governative e organizzazioni per giungere a risultati di rilievo in questo frangente.

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Sull'autore

Roberto Rossi

Perito Informatico ma appassionato del trading online con i CFD. Mi occupo di stesura articoli sul trading online, CFD e forex.