Nel nuovo Documento di Economia e Finanza il governo ha rivisto in aumento la propria stima sulla crescita del Prodotto Interno Lordo nel 2017, da 1% a 1,1%, confermando l’obiettivo di un deficit al 2,1%. Peraltro, anche con riferimento all’anno prossimo, il governo conferma il disavanzo all’1,2%, con un miglioramento del disavanzo strutturale di 0,8 punti percentuali sia nel 2018 che nel 2019. Il governo ha pertanto deciso di intraprendere la strada del pieno rispetto formale degli impegni correttivi (anche se bisogna comprendere come la prenderanno le parti comunitarie), pur ribadendo che gli impegni richiesti sono molto significativi.
La manovra del governo
La manovra (o manovrina) del governo serve a dar seguito alla mini-stretta richiesta dall’Unione Europea, e utile per poter evitare le procedure di infrazione comunitarie, rimandando poi alla Legge di Bilancio 2018 le scelte su come sostituire le clausole di salvaguardia, ovvero l’aumento delle imposte indirette, che il governo vorrebbe sostituire “con misure sul lato della spesa e delle entrate, comprensive di ulteriori interventi di contrasto all’evasione”.
Più nel dettaglio, le misure contenute nella manovra non sembrano apportare particolari novità su quanto già attendevano diversi analisti. In particolare, la manovra comprende l’estensione del meccanismo di split payment nel pagamento dell’Iva alle pubbliche amministrazioni; il contrasto alle compensazioni fiscali indebite (cioè, le misure antifrode); l’aumento del prelievo erariale su giochi come new slot e-videolotteries; la rideterminazione della base di riferimento su cui calcolare il rendimento nozionale ai fini ACE; e la definizione agevolata delle controversie tributarie.
Per quanto invece concerne gli interventi espansivi, il decreto prevede – tra le voci – anche l’istituzione di un fondo specifico finanziato con 1 miliardo di euro per anno nel periodo 2017-2019 per poter accelerare la ricostruzione delle zone colpite dal sisma. Ulteriormente, nel DEF è stato rivisto al ribasso (da 0,5% a 0,3% del PIL, e non solo per il 2017, bensì per tutto il periodo 2017 – 2020) l’obiettivo sui proventi derivanti dalle privatizzazioni. Da quanto sopra ne consegue che il sentiero sul debito è rivisto al rialzo sia per il 2017, con un limite probabile al 132,5% del PIL, sia per gli anni successivi.
Una scelta prevedibile
Sulla base di quanto comunicato dal governo, è facile immaginare che l’esecutivo abbia scelto di implementare la correzione minima richiesta dall’Unione Europea con la manovra ora realizzata, scegliendo opportunamente di evitare di vincolarsi dettagliando già sin d’ora l’entità e il dettaglio delle misure necessarie per l’aggiustamento sul 2018, che probabilmente il governo vorrebbe attenuare rispetto a quanto viene considerato come necessario sulla base dell’applicazione delle regole fiscali europee.
Insomma, arginate le conseguenze di breve termine con una manovrina, il governo intenderà presumibilmente avviare un negoziato con l’Unione Europea entro l’autunno al fine di ridimensionare le esigenze restrittive rispetto a quella teorica di piena copertura delle clausole di salvaguardia (quasi 20 miliardi di euro solo sul 2018). Non è certamente un caso che il comunicato ricordi come l’esecutivo “avrà un ruolo attivo insieme ad altri partner europei sull’evoluzione delle regole di governance economica comune, in vista di un percorso di aggiustamento compatibile con l’esigenza di sostenere la crescita e l’occupazione”.