Pubblicato: 2 Novembre 2016 di Roberto Rossi
Mancano oramai poche ore a una delle riunioni FOMC più attese degli ultimi anni. A nostro giudizio, come più volte abbiamo avuto modo di riepilogare su questo sito, la riunione di novembre dovrebbe comunque mantenere i tassi di interesse di riferimento fermi e segnalare l’arrivo di un rialzo degli stessi in tempi brevi e, pertanto, nella sessione di dicembre, che concluderà il calendario macro economico degli interventi Fed.
Il voto dovrebbe inoltre registrare avere almeno due dissensi (Mester e George), mentre Rosenberg potrebbe unirsi alla maggioranza in questa riunione pre-elettorale. Ricordiamo infatti che la scelta del FOMC di non toccare il livello dei tassi di interesse di riferimento è dovuto non tanto a una situazione non troppo chiara del quadro economico finanziario nazionale, quanto dalla volontà politica di non sovrapporre i propri effetti derivanti con quelli delle elezioni presidenziali che si terranno a distanza di pochi giorni.
Indice
Lavoro
Ad ogni modo, riteniamo che la valutazione congiunturale dovrebbe restare positiva e confermare che “il caso a favore di un rialzo del tasso dei fed funds si è rafforzato”. Tra settembre e novembre, il FOMC ha avuto informazioni solide dal mercato del lavoro, con una crescita degli occupati intorno a 160 mila unità, al di sopra della variazione media della forza lavoro, stimata dalla San Francisco Fed fra 80 e 100 mila unità. L’aumento del tasso di disoccupazione al 5 per cento – che inizialmente aveva sorpreso in termini negativi alcuni analisti – è in realtà dovuto a una ripresa della partecipazione (forza lavoro in rialzo sostenuto per 4 mesi consecutivi) ed è un segnale positivo per la riduzione delle risorse inutilizzate. Infine il trend dei salari, anche se lento, rimane in rialzo e aumentano le difficoltà a soddisfare la domanda di lavoratori qualificati. Il pieno impiego è ormai praticamente raggiunto. Alla luce di quanto sopra, riteniamo pertanto ben saldo il primo dei perni che dovrebbe ispirare una politica di crescita dei tassi, esprimendo ottima soddisfazione per l’evoluzione di un mercato del lavoro che, tra l’altro, dovrebbe tra pochi giorni essere aggiornato con un tasso di disoccupazione che riteniamo possa calare al 4,9 per cento.
Economia
Per quanto concerne l’altro perno, rappresentato dall’andamento del prodotto interno lordo nazionale, in termini di crescita nel secondo semestre, gli indicatori coincidenti e anticipatori confermano l’aspettativa di riaccelerazione, con consumi solidi e miglioramento degli investimenti. Le prospettive per il quarto trimestre sono di crescita
moderata, sopra il potenziale (stimato ora a 1,8 punti percentuali), trainata dai consumi ma accompagnata anche da un modesto miglioramento del manifatturiero, sulla base degli ordini, delle indagini di settore e della riduzione dell’incertezza politica dopo le elezioni.
Inflazione
Passando infine la terzo perno, l’andamento dei prezzi al consumo, l’inflazione core, lo scenario di graduale trend in rialzo è stato confermato negli ultimi mesi. Il comunicato potrebbe rilevare la ripresa delle aspettative di inflazione basate sui prezzi di mercato, risalite da giugno; anche se quelle rilevate con le indagini restano su minimi storici.
Mercati
Ancora, in termini di condizioni finanziarie, le recenti correzioni dei mercati sono state contenute. Il credito è in sostenuto rialzo, con rialzo a due cifre dei prestiti per l’edilizia commerciale. L’unico sviluppo modestamente negativo è l’apprezzamento del cambio effettivo del dollaro, (+0,8 per cento dal 21 settembre, ma -0,4 per cento da inizio 2016). Le condizioni dell’economia mondiale sono moderatamente favorevoli, anche se il commercio estero resta generalmente debole. La forte espansione delle esportazioni USA nel terzo trimestre è un fenomeno transitorio; ma un ridimensionamento della dinamica dell’export nella parte finale dell’anno non dovrebbe determinare significative modifiche al trend di crescita complessiva.
In sintesi
Dopo aver passato in rassegna gli elementi di cui sopra, è giunto il momento di trarre qualche utile conclusione finale che potrebbe ispirare il vostro comportamento sui mercati finanziari. Riteniamo infatti, in conclusione, che il quadro che va a delinearsi in queste ore sia pienamente coerente con le indicazioni di rialzo in tempi brevi sulla base delle condizioni che il FOMC sembra richiedere per la rimozione graduale dello stimolo monetario. A settembre, il comunicato affermava che le condizioni per un rialzo si erano “rafforzate”, ma il Comitato aveva deciso “per ora, di aspettare per (avere) ulteriore evidenza di continuo progresso verso i suoi obiettivi”.
I dati mostrano “ulteriore progresso” e a novembre il FOMC avrà qualche difficoltà a giustificare il prolungamento della pausa per i tassi, non volendo citare il vero motivo, cioè l’appuntamento elettorale dell’8 novembre. La comunicazione non è il punto forte del FOMC di questi tempi: quale e quanto progresso si deve ancora registrare per un rialzo? Il comunicato proverà a dare qualche indicazione convincente per il mercato, che comunque già sconta con una probabilità superiore al 60 per cento una mossa a dicembre. Ma il problema si riproporrà puntualmente nel 2017, con un quadro nuovamente appannato per il sentiero dei rialzi successivi, anche per la difficile costruzione del consenso nel Comitato.
Dunque, cerchiamo di prevedere i prossimi step:
- nessun rialzo dei tassi nel corso della riunione a novembre, che si sta profilando tra poche ore; ci attendiamo tuttavia una politica di comunicazione piuttosto interventista da parte della Fed, che anticiperà – di fatto – un rialzo a dicembre;
- a dicembre il FOMC dovrebbe finalmente apportare un auspicato rialzo dei tassi di interesse di riferimento, salvo che non accadano dei rilevanti imprevisti sul fronte politico (la possibile vittoria di Trump potrebbe complicare il quadro) o su quello finanziario, o ancora su quello internazionale;
- per il 2017 la situazione sarà comprensibilmente molto aleatoria, con gli analisti che stanno attualmente dibattendo sulla possibilità che vi possano essere tra i 2 e i 4 rialzi, esattamente come avvenne alla fine del 2015 in relazione al 2016. All’epoca le previsioni si rivelarono errate. Sarà così anche adesso?