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Crisi Alitalia, la compagnia viaggia verso il commissariamento

Sono ore di particolare e drammatica difficoltà quelle che Alitalia – e in primis i suoi lavoratori – stanno vivendo. Dopo il referendum tra i lavoratori che ha bocciato il piano di salvataggio proposto dalla compagnia di bandiera, infatti, il consiglio di amministrazione di Alitalia ha ufficializzato la propria indisponibilità a procedere oltre, avviando così il piano per il commissariamento. Ma cosa accadrà ora?

Domani convocata l’assemblea dei soci

Nella nota che il consiglio di amministrazione di Alitalia ha pubblicato, si legge che la ricapitalizzazione è “impossibile”, e che considerata l’impossibilità di procedere a un rafforzamento patrimoniale, il cda ha “deciso di avviare le procedure previste dalla legge e ha convocato un’assemblea dei soci per il 27 aprile al fine di deliberare sulle stesse“.

Dunque, per domani è convocato un nuovo meeting dei soci, finalizzato ad assumere le decisioni sul futuro della società. Il consiglio di amministrazione si è finora esposto affermando di aver preso con rammarico la decisione dei dipendenti di non approvare il pre-accordo che il 14 aprile scorso era stato siglato tra l’azienda e i sindacati, e di non poter far altro che abbandonare l’idea di una ricapitalizzazione dopo il risultato del referendum, con il quale due dipendenti su tre (il 67%) ha bocciato la proposta.

“La compagnia tiene a precisare che il programma e l’operatività dei voli Alitalia non subiranno al momento modifiche” – si legge poi nel comunicato.

Il referendum Alitalia

Difficile, d’altronde, proseguire oltre in un contesto di tale scetticismo da parte dei lavoratori. Degli 11.646 aventi diritto, hanno votato in 10.173 (l’affluenza è dunque stata dell’87%) e di questi 6.816 hanno detto no al già ricordato accordo raggiunto il 14 aprile, che prevedeva la riduzione degli esuberi tra il personale di terra a tempo indeterminato da 1.338 unità a 980 unità, e la riduzione del taglio degli stipendi del personale navigante dal 30% all’8%. Come contropartita sostanziale, gli azionisti si rendevano disponibili a immettere nella compagnia altri 2 miliardi di euro, di cui 900 milioni di euro di nuova finanza. Presente altresì una garanzia pubblica da 200 milioni di euro, da attivarsi nell’ipotesi di un flop del piano di risanamento in questione.

Che cosa accadrà ora ad Alitalia

Quel che succederà ora ad Alitalia non è noto, ma lo scenario centrale non è dei migliori, visto e considerato che l’arrivo del commissario condurrà alla liquidazione nel corso dei prossimi sei mesi. Il consiglio di amministrazione dovrà quindi deliberare la richiesta di amministrazione straordinaria speciale, che potrebbe coincidere con l’uscita degli attuali soci e la concessione della guida dell’azienda al governo. A quel punto, il governo – tramite il Ministero dello Sviluppo economico, potrebbe procedere con la nomina di uno o più commissari (da uno a tre): tra i nomi più caldi del momento ci sono quelli di Enrico Laghi (già comissario di Ilva) e Luigi Gubitosi (ex direttore generale della Rai).

A costoro sarà richiesto di elaborare un piano industriale e/o preparare il terreno per la cessione della compagnia a aziende straniere disposte ad accollarsi i debiti della compagnia. Etihad, azionista di maggioranza, potebbe trovare un accordo con Lufthansa, ma la strada è per il momento ancora in salita, visto e considerato che la compagnia di bandiera non è poi così appetibile da scatenare una gara all’aggiudicazione.

Nel caso in cui non vi fossero nuovi acquirenti e nuovi finanziatori, non rimarrebbe altro da fare che chiedere il fallimento della compagnia, con conseguente avvio della procedura liquidatoria e, per i lavoratori, due anni di cassa integrazione, Naspi e disoccupazione. Gli asset della compagnia verrebbero invece veduti in maniera probabilmente frazionata.

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Sull'autore

Roberto Rossi

Perito Informatico ma appassionato del trading online con i CFD. Mi occupo di stesura articoli sul trading online, CFD e forex.