Mercati

Eurozona, la Commissione Europea scommette su crescita più forte del previsto

Pubblicato: 15 Febbraio 2017 di Roberto Rossi

Nell’aggiornamento delle sue previsioni economiche, la Commissione Europea ha rivisto lievemente in aumento le stime sulla crescita dell’eurozona, sorprendendo una parte degli analisti. La Commissione ha infatti portato da 1,5% a 1,6% il Pil eurozona per quest’anno e da 1,7% a 1,8% per il prossimo anno. Ma per quale motivo la Commissione è divenuta un po’ più ottimistica sullo sviluppo economico della propria macro zona?

Le motivazioni dell’aumento delle stime

Secondo quanto emerge da quanto sostenuto dalla stessa Commissione, la revisione per il 2017 è figlia di una prestazione migliore del previsto nella parte finale del 2016, che dovrebbe dunque fungere da traino per poter assistere a un inizio 2017 più robusto degli auspici (ma è in buona parte tutto da verificare). Non solo: a favorire la revisione è anche il miglioramento della domanda mondiale, che dovrebbe dunque condurre beneficio per i Paesi dell’area euro. In verità, non si tratta di una visione che meriterebbe tutto questo ottimismo, ma la propensione della Commissione a premiare una simile evoluzione è comunque improntata da una discreta prudenza.

La domanda interna traina la crescita

In integrazione di quanto sopra si tenga inoltre conto come la crescita economica dell’eurozona sia sostenuta principalmente dalla domanda interna, con i consumi privati che continueranno a crescere con ritmi meno vivaci rispetto a quelli riscontrati nel 2015-16 (1,9%), e con gli investimenti che dovrebbero invece accelerare al 2,9% nel 2017 e al 3,4% nel 2018.

Una ripresa debole, diffusa e “rischiosa”

Ad ogni modo, ricollegandoci a quanto sopra anticipato, dal comunicato è emerso anche che la Commissione non guarda al futuro con innegabile ottimismo (anzi). Pur riconoscendo la crescita economica è finalmente diffusa (ma a diverse velocità), la Commissione riconosce altresì che il ciclo è ancora più debole rispetto alle precedenti riprese e, soprattutto, è contraddistinto da numerosi rischi per la sua sostenibilità.

Per quanto concerne gli altri dati macro che meritano una lettura integrata con le stime di Pil, ci limitiamo in questa sede a rammentare come l’inflazione sia prevista salire a 1,7% nel 2017 per poi rallentare all’1,4% nel 2018 per il venir meno dell’effetto statistico sull’energia, mentre la disoccupazione dovrebbe calare dal 10% del 2016 al 9,6% nel 2017 e quindi al 9,1% nel 2018: una buona notizia che tuttavia contrasta con il fatto che il numero delle ore lavorate non è in buona ripresa, e che dunque “cela” il fatto che esista un significativo sottoutilizzo della forza lavoro.

Torneremo a occuparci del tema nella giornata di domani, con la view fiscale prodotta dalla Commissione.

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Sull'autore

Roberto Rossi

Perito Informatico ma appassionato del trading online con i CFD. Mi occupo di stesura articoli sul trading online, CFD e forex.