In Italia cala la disoccupazione ma, in buona evidenza, non tutti i dati sembrano essere positivi. Ma per quale motivo? E come sta il mercato del lavoro tricolore?
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Tasso di disoccupazione in calo
Cominciamo dal dato di principale sintesi: in Italia nel mese di febbraio il tasso di disoccupazione è calato all’11,5% rispetto all’11,8% di gennaio, già peraltro rivisto al ribasso di un decimo di punto percentuale rispetto alla stima di un mese fa. Si tratta del minimo da agosto ad oggi, grazie – però – a una determinante non troppo esaltante: il calo dei disoccupati non è infatti dovuto, come si sperava, a un aumento degli occupati (cresciuti di 8 mila unità dopo le 24 mila di gennaio), bensì alla risalita degli inattivi (aumentati di 51 mila unità dopo le -23 mila unità di gennaio).
Più nel dettaglio, il calo dei disoccupati è avvenuto all’incirca in egual misura tra uomini e donne, ma la differenza è che tra gli uomini il “merito” è da ricondursi alla già ricordata crescita degli inattivi (in presenza di una flessione degli occupati), mentre tra le donne gli occupati sono saliti e gli inattivi sono scesi.
Disoccupazione giovanile in forte calo
Le buone notizie statistiche si allargano altresì alla disoccupazione giovanile, con il tasso dei senza lavoro tra i 15 e i 24 anni che scende al 35,2% contro il precedente 36,9% (anch’esso, rivisto al ribasso di un punto rispetto alla stima del mese scorso). Si tratta di un tasso minimo da agosto del 2012 a questa parte, e ben lontano dal massimo di tre anni fa, pari al 44%.
Tuttavia, così come è avvenuto in riferimento al tasso di disoccupazione “generale”, anche in questo caso la flessione sembra essere dovuta interamente all’aumento degli inattivi, in presenza di occupati stabili. Il fenomeno proprio tra i giovani fa registrare la crescita più marcata tra le varie classi di età (+38 mila unità). E proprio in tal senso dai dati Istat esce uno spaccato per classi anagrafiche non particolarmente confortante, poiché mostra che ancora una volta l’occupazione cresce solo tra gli ultracinquantenni (+60 mila unità), mentre cala nelle classi di età centrali (-19 mila tra 25 e 34 anni e -33 mila tra 35 e 49 anni). Peraltro, anche su base annua l’occupazione è in crescita solo sopra i 50 anni (+4,9%), in presenza di una stabilità tra i giovani e di un calo nei gruppi di età intermedi (-1,1%), anche se tale divergenza si attenua al netto delle variabili demografiche.
Calano i dipendenti permanenti
Scorrendo il dettaglio dei dati statistici forniti dall’Istat, evidenziamo altresì che contrariamente a quanto avvenuto a gennaio, nel mese di febbraio si è registrata una flessione dei dipendenti permanenti (-17 mila unità) a fronte di un aumento dei dipendenti a termine (+23 mila unità). Poco variati sono invece i lavoratori indipendenti (+2 mila). Su base annua, l’occupazione mantiene un trend positivo, accelerando anzi a +294 mila unità (da +232 mila unità a gennaio) ovvero a +1,3% da +1% precedente.
Il tasso di occupazione, al 57,5%, è rimasto al massimo storico da quanto sono disponibili le serie.
Ma allora come sta il mercato del lavoro?
Alla luce di questi dati, è possibile trarre qualche valutazione di sintesi sul mercato del lavoro italiano, ricordiamo che sebbene il dato sulla disoccupazione sia risultato significativamente migliore del previsto, è anche vero che non mancano alcune criticità che non è possibile certamente sottovalutare.
Tra le principali, l’incremento degli inattivi, soprattutto tra i giovani, che probabilmente segnala un possibile ritorno dell’effetto-scoraggiamento, e ancora il fatto che l’aumento degli occupati è riconducibile quasi esclusivamente gli ultracinquantenni (e dunque è facilmente l’effetto del graduale aumento dell’età pensionabile piuttosto che del ciclo economico favorevole). Ulteriormente, tra le criticità del momento non possiamo che sottolineare – come sopra approfondito – una ricomposizione dell’occupazione a vantaggio di quella temporanea.
Ad ogni modo, c’è anche spazio per l’ottimismo: dall’analisi del mese è emerso l’aumento delle intenzioni di assunzione, in particolare nei settori industriali. Insomma, alla luce di quanto sopra è possibile che da qui alla fine dell’anno il tasso di disoccupazione possa calare ancora, ma solo in maniera marginale.