Mercati

Quante velocità per questa Eurozona?

Pubblicato: 10 Febbraio 2017 di Roberto Rossi

È stato cordiale, intenso e, probabilmente, caduto in un momento storico mai così delicato il recentissimo meeting avvenuto tra il presidente della Banca Centrale, Mario Draghi, e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Un meeting che si è comunque chiuso con toni probabilmente più concilianti e positivi di quelli attesi, con la cancelliera che – pur non volendo commentare i contenuti dell’incontro – ha comunque voluto avanzare un importante chiarimento.

Le dichiarazioni della Merkel

Vorrei sgombrare il campo su un equivoco sorto sull’Europa a diverse velocità. Esiste già, perché ad esempio non tutti i Paesi della Comunità Europea aderiscono all’euro. Ma non è vero che ho parlato di velocità diverse riguardo all’Eurozona, anzi l’area dell’euro deve essere coesa e continuare a sostenere tutti i progetti varati assieme come il fondo salva-Stati. Invece si può, all’interno della Ue, avere settori dove può esistere una cooperazione rafforzata, come ha proposto di recente la Danimarca sulla giustizia. Tuttavia, questi progetti devono essere aperti a tutti, non è fattibile che tre Stati si siedano, decidano e vadano avanti da soli, lasciando gli altri fuori.

Insomma, una dichiarazione che non smentisce totalmente quanto affermato negli scorsi giorni ma, probabilmente, in grado di rasserenare il clima, peraltro contraddistinto dalle dichiarazioni del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, che ha commentato ad ogni modo di essere “felice che la Bce tenti di adottare una politica monetaria prudente e attentamente bilanciata”, e da quelle del presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che ha rammentato come sia attualmente troppo presto perché la Bce possa pensare a ridimensionare lo stimolo monetario, valutato che l’inflazione, che ha toccato l’1,9% in Germania, è legata soprattutto ai prezzi del petrolio (e dunque, come ben analizzato in Eurotower, non certo in grado di rappresentare valore consolidabile nel breve termine). Dichiarazioni evidentemente più soft rispetto a quelle di qualche settimana fa, quando il ministro arrivò ad auspicare una exit strategy, e il presidente Bundesbank sostenne che i requisiti per uscire dal quantitative easing erano quasi raggiunti. Ma cosa è accaduto nel frangente?

L’ombra lunga di Trump

Il cambiamento di approccio sembra essere stato influenzato dall’amministrazione Trump, con il presidente USA che ha duramente attaccato la Germania e l’euro, accusando la valuta unica di essere volontariamente svalutata per ottenere propri benefici commerciali, e che la sottovalutazione sarebbe – per il presidente del nuovo National Trade Council, Peter Navarro – indotta proprio dalla Germania, che mediante tale leva desidera incrementare il proprio surplus commerciale.

Il tentativo di accerchiamento della Germania da parte della nuova amministrazione Trump ha tuttavia avuto come risultato quello di rinvigorire orgoglio e credibilità del vecchio Continente, con i tedeschi che hanno sinteticamente ricordato come la flessione dell’euro non sia stata indotta da Berlino, bensì sia prevista conseguenza delle politiche monetarie della Bce, che a sua volta gli effetti di queste politiche monetarie (intraprese per curare gli interessi di tutta l’area euro, ricordano da Berlino) sia stata la generazione di un super surplus tedesco, come peraltro dimostrato dagli ultimi dati di bilancia commerciale.

Per quanto concerne il futuro dell’unione monetaria, tuttavia, poco è noto. Mario Draghi si è limitato ad affermare, qualche giorno fa, che

sono stati compiuti molti passi importanti per porre rimedio a queste difficoltà, in particolare la realizzazione dell’unione bancaria – ma questo progetto è ancora incompleto. Ci separa ancora una certa distanza dal completamento dell’Unione monetaria, ossia un’unione in cui i paesi assumono responsabilità collettiva per l’area dell’euro nell’ambito di istituzioni comuni.

L’impressione è che le due velocità anticipate e ritrattate (in parte) dalla Germania non sia una visione totalmente distante dal vertice dell’Eurotower, con l’instaurazione di una “geometria variabile” che consente processi differenti di integrazione a seconda dei Paesi e dei settori, purché intuibilmente non intacchi l’unità dell’Unione monetaria.

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Sull'autore

Roberto Rossi

Perito Informatico ma appassionato del trading online con i CFD. Mi occupo di stesura articoli sul trading online, CFD e forex.