In attesa che domani la Federal Reserve non deluda le attese, e che il FOMC deliberi l’auspicato rialzo dei tassi di 25 punti base, le Borse europee confermano una impostazione sicuramente positiva per il medio periodo, avviando peraltro la settimana con un discreto ottimismo, proprio improntato a quel che accadrà nella giornata di domani.
Peraltro, appare evidente come il dato americano sia catalizzatore di tutte le attenzioni da parte degli analisti, considerando che – ad esempio – nella stessa giornata si terranno le elezioni politiche in Olanda, un evento che fornisce il via alla lunga stagione elettorale del vecchio Continente, ma che non sembra suscitare grande interesse sui mercati.
Secondari, in attesa di comprendere cosa accadrà domani, sono stati in parte anche gli ultimi aggiornamenti in ottica macro: sul listino domestico pesano comunque i dati sulla produzione industriale di gennaio che mostrano una flessione del 2,3 per cento rispetto a quanto non fosse stato rilevato nel corso del mese di dicembre.
Tornando all’andamento del mercato azionario, i listini europei sono trainati dal settore bancario, che è tornato ai massimi raggiunti a fine gennaio dopo le ottimistiche dichiarazioni del Presidente della Banca centrale europea sulle condizioni economiche. La prestazione sembra potersi garantire positiva anche per il comparto telefonico, che viene trainato principalmente dai positivi risultati economico / finanziari conseguiti nell’ultimo periodo, e da potenziali operazioni di fusione e acquisizione che potrebbero dare un nuovo assetto all’interno settore.
Di contro, sembra essere poco variato il settore Auto dopo la spinta della scorsa settimana sull’annuncio di Peugeot circa l’acquisto di Opel da General Motors: si tratta di un consolidamento comunque piuttosto atteso dagli analisti, per un’operazione che probabilmente potrebbe vedere nel medio periodo qualche movimento sul mercato europeo da parte dei principali concorrenti. Qualche presa di beneficio si registra altresì sul comparto energetico, in conseguenza alla flessione del prezzo del petrolio.
Spostandoci poi dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, notiamo come negli Stati Uniti i principali indici si siano mantenuti su livelli storici, nonostante le maggiori prese di beneficio di breve periodo considerata la ripida salita che ha caratterizzato ulteriormente l’andamento degli indici dopo le elezioni presidenziali. Stanno intanto proseguendo, come ad attese, in ottica positiva, i segnali sul fronte della crescita economica, con i dati occupazionali di febbraio che superano le attese di consenso, in un mercato che sconta nei prezzi sia un nuovo rialzo dei tassi Fed che una politica particolarmente espansiva sul fronte fiscale da parte del presidente Trump.
Per quanto concerne il mercato del lavoro, appare chiaro come oramai si viva in una condizione di piena occupazione, e come il mandato della Fed, almeno sotto tale profilo di analisi, sia rispettato. Per quanto invece riguarda le novità fiscali di Trump, si attendono non solo annunci… ma provvedimenti concreti. I quali, tuttavia, non arriveranno prima dell’estate / autunno, e non avranno effetti prima del 2018.
Ad ogni modo, non è nemmeno da escludere che a tali ampi proclami facciano seguito dei provvedimenti molto deludenti, che potrebbero avviare una possibile fase di ritracciamento del mercato.
Senza spingerci troppo in la nel tempo, limitiamoci per il momento a ricordare come a livello settoriale stia proseguendo il rialzo del comparto tecnologico, trainato ancora una volta dal segmento dei semiconduttori. I nuovi dati rilasciati da SIA (Semiconductor Industry Association) evidenziano infatti un solido avvio d’anno per le vendite a livello internazionale, con il risultato di gennaio che ha rappresentato la migliore variazione su base annua dal 2010, con un progresso del 13,9 per cento, a 30,6 miliardi di dollari.
Inoltre, nonostante le recenti dichiarazioni di Trump, il settore farmaceutico si riporta sui livelli di metà 2016, incontrando però la barriera rappresentata dal massimo di inizio agosto. Il comparto farmaceutico risente infatti, almeno nel breve termine, dei rischi di un maggior controllo dei prezzi dei medicinali. Il Presidente Trump ha infatti reiterato la volontà di creare un sistema maggiormente concorrenziale che porti ad un abbassamento dei costi di acquisto per i cittadini.
Tra gli altri settori nel mirino c’è anche quello legato all’energia, in seguito alla flessione del prezzo del petrolio: aumento delle scorte di greggio e impatto dell’offerta di shail oil pesano sulle quotazioni del greggio e in ultima analisi sul settore di riferimento.