Pubblicato: 28 Aprile 2017 di Roberto Rossi
Dopo lunghe attese, finalmente è stato tolto il velo alla riforma tributaria che il presidente statunitense Donald Trump vorrebbe portare in approvazione nei prossimi mesi. Non si tratta di dettagli in grado di poter essere equivalenti a un vero e proprio provvedimento già pronto, quanto di linee guida (delineate dal segretario del Tesoro Mnuchin) che contribuiscono a realizzare lo scheletro di quella che più che una riforma è stata ribattezzata come un forte taglio delle imposte.
Come cambiano le imposte per le imprese
Cominciamo dal mondo delle imprese, nei confronti del quale la riduzione dell’aliquota sulle società per azioni scenderà da 35% a 15%, con un mancato gettito stimato in circa 2 trilioni di dollari in 10 anni. Viene inoltre ridotta anche l’aliquota sulle società non per azioni, con stimata perdita di gettito di circa 1 trilione di dollari in pari periodo. Resta non definita la base imponibile e le eventuali detrazioni, l’ammortamento degli investimenti, l’aliquota sugli utili prodotti all’estero e sui rimpatri: elementi sui quali nei prossimi mesi potrebbero accendersi intensi dibattiti.
Come cambiano le imposte per le famiglie
Cambiamenti significativi in vista anche per le famiglie, con l’annunciata semplificazione del numero delle aliquote, dalle attuali sette a tre (fasce di reddito). In particolare, la riduzione dell’aliquota massima passa da 39,6% a 35% mentre le altre due aliquote sarebbero al 10 e al 25%. Viene inoltre previsto un raddoppio della deduzione standard sui redditi bassi, con abbassamento dell’aliquota effettiva. Confermata altresì la cancellazione della sovrattassa sui redditi da investimenti di 3,8% introdotta per finanziare Obamacare. Ancora, viene eliminata l’imposta di successione e la deducibilità delle imposte statali e locali, con un effetto positivo sul gettito vicino a 1 trilione di dollari in 10 anni.
Quanto costa la riforma tributaria Trump
Stando alle prime analisi effettuate, è possibile che un piano di questa portata possa ridurre le entrate di circa 4 trilioni di dollari. Si tratta tuttavia di una stima molto difficile, considerato che ad essere state diramate sono solamente delle linee guida e, dunque, mancano di fatti quasi tutti i dettagli rilevanti. Ad ogni modo, l’amministrazione sostiene che un ampio taglio delle imposte potrebbe autofinanziarsi spingendo la crescita verso l’alto, stimando che la crescita al 3% potrebbe generare un aumento di gettito vicino a 2 trilioni di dollari. Non mancano tuttavia gli scettici, e coloro che ritengono eccessivamente sovrastimata la possibilità di autofinanziamento di una simile riforma.
È dunque probabile che il piano sulle imposte generi un allargamento del deficit anche oltre l’orizzonte di budget (10 anni) e, se approvato con la procedura di reconciliation, sia temporaneo e scada dopo 10 anni. Così facendo, però, il piano perderebbe di forza e di impulso…